La Piccola Truffa del Flower Punk: dai London 77 ai Senzabenza

di Paul Shiva 4 settembre 2023

I Senzabenza nacquero sul finire del 1989 sulle ceneri dell'intera nuova scena rock di Latina, quella che si sviluppò attorno al muretto di via Cairoli che fu luogo di incontro ed aggregazione di tutti gli amanti del punk - e delle varie correnti che scaturirono dall'esplozione dirompente di quella subcultura giovanile - nella provincia pontina nel corso degli anni '80 ma, oramai, in decomposizione creativa.

I membri fondatori furono Fabio Furlan (uno dei padri del punk di Latina che verso la fine del 1981 dette vita al primo nucleo dei London 77) e Ferdinando Ferdinandi (che nel 1983 gli subentrò, nella medesima band, come bassista nonché voce solista).

I London 77 NON furono assolutamente, com'è infondata leggenda, il primo gruppo punk di Latina perché prima di loro dobbiamo annoverare (sia come nascita che esordio su un palco) (clicca QUI:  Pontin Sportivo del febbraio 1982 ) i Muddy Boys ed i Negative Existence - protagonisti di quel fondamentale concerto per la scena rock di Latina tenutosi al Cinema Tirreno il 17 maggio 1982 (clicca QUI per guardare) nel quale, tra l'altro,  Fabio Furlan suonò il basso con i Negative Existence– però furono, senza dubbio alcuno, la prima - ed anche l'unica nel corso di tutti gli anni ‘80 - band hardcore punk nel panorama pontino.

negative existence london 77 fabio furlan senzabenza

Realizzarono un unico demotape intitolato IVSTITIA” (clicca QUI per ascoltare) che fu registrato e pubblicato in due versioni: una nel marzo 1983 dalla prima line-up (con il Furlan al basso) e l’altra nell’agosto 1984 dalla seconda nata dopo l’uscita del Furlan al quale, come si è detto, subentrò Nando Ferdinandi.

Questo demo può vantare una recensione su Maximumrocknroll, una delle più importanti fanzine punk mondiali, (clicca QUI per leggere) ed è stato proprio recentemente (aprile 2023) pubblicato in vinile dalla F.O.A.D. Records la quale, nel video di presentazione (clicca QUI per guardare),, correttamente, lo descrive come “Hardcore Punk ultra-ruvido e grezzo” e avvisa di non farsi “ingannare dal nome” perché “questo è sporco e rabbioso Hardcore Punk italiano degli anni furiosi per i fan di Wretched, Bloody Riot, Eu's Arse e primi Rappresaglia!”.

I loro testi erano, come nel caso di tutti i gruppi del movimento hardcore punk, estremamente politicizzati nella direzione di una protesta radicale contro il Sistema con posizioni, quindi, fortemente libertarie. Già solo scorrere la tracklist del demo fa ben comprendere l’approccio fortemente ideologizzato che impregna ogni singola traccia, infatti si possono leggere titoli come “Merda al Potere”, “Naja”, “Già B.R.”, “Ci Vogliono Ammazzare”. In modo del tutto coerente, durante l’intera loro esistenza, i London 77 furono protagonisti quasi esclusivamente di esibizioni presso centri sociali occupati o comunque spazi occupati nella zona della capitale e dintorni.

Date queste premesse, non si può che rimanere, quindi, perlomeno sconcertati per il fatto che, sul finire del 1989, Fabio Furlan e Nando Ferdinandi fondarono i Senzabenza e proposero, quasi immediatamente, un vacuo sound “pop punk” (inscenando la recita di undilemma” tra i due concetti che useranno addirittura, dopo 33 anni, come titolo del loro ultimo album uscito sul finire del 2022 [clicca QUI]) nel quale, in realtà, il termine “punk” assunse da subito esclusivamente una mera funzione di marketing.

Bisogna riconoscere, difatti, che l’autodefinire il loro genere con il nome di “flower punk” è stata mossa assolutamente geniale ed azzeccata nell’ambito della strategia di marketing e di promozione del loro prodotto. Si tratta di un vero e proprio ossimoro, che nulla ha a che vedere - perlomeno volutamente - con la canzone così intitolata, contenuta nel terzo album delle Mothers of Inventions "We Are Only in it for the Money" (1968), il cui testo deride il movimento hippie (clicca QUI per leggere) ma, come vedremo più avanti, è, al tempo stesso (come si trattasse di involontaria auto-critica) del tutto calzante anche per i Senzabenza stessi.

I Senzabenza sono, altresì, sempre stati semplicemente una insulsa pop band con modelli dichiarati quali Beatles, Beach Boys, Hard-Ons (più della loro fase commerciale inaugurata con "Yummy!") e Ramones ed ovviamente, come qualsiasi prodotto derivativo, priva di qualsivoglia pregnanza e conseguentemente senso in assoluto, abile, altresì, a sfruttare - sotto la guida di un manager/produttore scaltro e determinato come Paolo Cavalcanti (clicca QUI per info) - le correnti del riflusso che negli anni ‘90 dominavano la scena rock globale.

Ed ecco che l’ipocrisia auto-giustificatoria giunge, per bocca stessa di Nando Ferdinandi, a definire addirittura come un “miracolo” l’incontro tra le persone che dettero vita alla band. Infatti in questa intervista il Ferdinandi (clicca QUI per guardarla) ci racconta (clicca QUI per andare direttamente al → minuto 5:46) che “miracolosamente ci siamo ritrovati quattro persone a cui tutte e quattro non fregava un cazzo di dire nulla mentre suonavamo” e che loro sono (clicca QUI per andare direttamente al → minuto 6:51) “sempre stati convinti che quando prendiamo gli strumenti in mano stiamo suonando, non stiamo facendo politica, non stiamo neanche insegnando a nessuno come si vive e quindi contro la logica del punk per forza punk-against, punk-centro sociale, punk-politica, abbiamo detto ‘A Great Big World’ ‘E’ un Gran Bel Mondo’”.

Quando si arriva (clicca QUI per andare direttamente al → minuto 7:41) a sfiorare il discorso della sua prima band (i succitati London 77) inevitabilmente però si apre una piccola crepa nell’ipocrisia autogiustificatoria e traspare qualche attimo di imbarazzo infatti Ferdinandi è costretto ad ammettere che “inizialmente infatti il mio primo gruppo punk era un pochino in quella direzioneguardandosi bene anche di citarne il nome. E si, appena appena, proprio “un pochino” punk-against, punk-centro sociale, punk-politica, vero Nando?…:-D

E’ stucchevole doverlo spiegare, ma il punk che nasce a Londra nel 1977 (che, guarda caso, è esplicitamente richiamato nel nome stesso dei London 77, quindi dovrebbe essere un concetto assodato, almeno per il Ferdinandi) non era assolutamente un prodotto dei centri sociali non era, in linea di massima, politicamente impegnato ma comunque non propugnava affatto “A Great Big World” ma l'esatto contrario: il “No Future”! Il punk, nato nella Londra del 1977 era comunque - ed a prescindere - ‘rivolta’, ‘messa in discussione di modelli sociali’, ‘spiazzamento concettuale e mediatico’. E per me, il punk, è essenzialmente questo a partire dagli Stooges in avanti, viceversa semplicemente non lo è. Si tratta di rock, di pop, di qualsiasi altra cosa, ma non di punk.

E, nel caso di specie, essendone gli elementi caratterizzanti la totale vacuità dei testi, l'esclusivo loro uso per fini puramente 'metrici' al servizio di una ricerca ossessiva della melodia orecchiabile, possiamo asserire senza alcuna remora che qui si tratti, essendo questi i medesimi della pop music, proprio di musica pop. Per fortuna, nel desolante panorama del giornalismo musicale italiano, afflitto spesso da cieco campanilismo di mercato, c'è qualcuno che riesce, infine, anche a scriverlo (clicca QUI per leggere recensione di "Pop from Hell" di Andrea Valentini su Rockol.it).

Finanche qualora si voglia prendere atto che i Senzabenza avessero voluto accantonare il paradigma del punk inglese per riallacciarsi direttamente al (proto) punk USA dei Ramones, come asserisce il Ferdinandi, resta comunque molto arduo qualsiasi altro parallelo fatto salvo quello tra chi comunque è stato il creatore di un sound (e di un look) sovvertendo comunque modelli espressivi dominanti in quel momento e chi li ha, in seguito, semplicemente scimmiottati, pur se in modo egregio.

Altrettanto stucchevole è il dover ribadire che l’essere umano in società è per natura un animale politico (concetto che nasce con Aristotele) e che qualsiasi nostra azione o inazione è sempre inevitabilmente politica. Chi non vede questo è, nel migliore dei casi, cieco o, nel peggiore, in malafede perché tendenzialmente interessato alla conservazione dello status quo operata mediante lo “screditare” il senso delle nostre azioni/inazioni. Mi spiace, ma, poi, personalmente, ho sempre considerato solo un vacuo e sterile esercizio la messa in pratica del concetto del parnassianesimo de “l'art pour l'art”.(clicca QUI per leggere)

Ma è sempre il Ferdinandi che, con la sua viva voce, ci svela comunque (e da subito: siamo nel 1994!) i reali intenti sottesi alla formazione dei Senzabenza in quest’altra illuminante intervista (clicca QUI per guardare) (clicca QUI per andare direttamente al → minuto 2:38) “voglio di' finalmente la verità sul problema dei testi in inglese: se noi cantassimo in italiano potremmo vendere nel mercato italiano 100, 200 mila massimo 300 mila copie, proprio ad esagerà, viceversa cantando in inglese c’abbiamo milioni di possibilità sui dischi quindi c’abbiamo un mercato mondiale aperto” ed è poi Sebi (chitarra e seconda voce) in quest’altra dichiarazione del 1997 resa nel programma TV “Il Muro” (clicca QUI per guardare) a toglierci qualsiasi dubbio affermando (clicca QUI per andare direttamente al → minuto 3:12) con spudoratezza che lui “si inchina” al Dio Quattrino giustificando, senza la benché minima remora, la presunta Grande Truffa del Rock’n’Roll che sarebbe stata perpetrata dai Sex Pistols.

Per capire perchè sopra ho parlato di involontaria auto-critica (ironia della sorte!) nella scelta del nome "flower punk" basta leggere questo piccolo estratto del testo della canzone di Frank Zappa: "Ragazzi, è davvero eccitante fare un disco rock & roll. Non vedo l'ora che esca il nostro disco e che i teenager comincino a comprarlo. Saremo tutti ricchi e famosi! Quando arriverà il mio assegno per i diritti d'autore, penso che comprerò una Mustang. No, penso che... penso che prenderò una Corvette. No, penso che comprerò una Harley Davidson. No, non credo che comprerò nessuna di quelle macchine. Penso che quello che farò sarà comprare una barca." ("Flower Punk" da "We Are Only in it For the Money", pubblicato nel 1968, delle Mothers of Inventions)

senzabenza flower punk

[La grande piccola truffa del flower punk]

Serve altro per disvelare ulteriormente questo - peraltro del tutto goffo - tentativo di replicare quella Grande Truffa facendola divenire semplicemente questa (in realtà)  Piccola Truffa del Flower Punk?

Goffo perché Paolo Cavalcanti, pur essendo certamente un validissimo manager, non è sicuramente Malcom McLaren, Nando Ferdinandi non è evidentemente Johnny Rotten e Fabio Furlan non è propriamente il suo mito Sid Vicious. Perché anche in quel caso, comunque, c’è stata una genialità, quello ‘spiazzamento concettuale e mediatico’ di cui parlavo prima esercitato con una maestria che qui - trattandosi tout court di una rielaborazione di idee altrui - è assai difficile rilevare.

E goffo ma anche piccola, infine, proprio perché, nonostante l’inchino plateale al Dio Quattrino, lo scimmiottare il 'Modello Ramones', la scelta dei testi in inglese per puntare all'auspicato mercato mondiale ed il vantarsi della loro assoluta vacuità concettuale riassunta in quel “i nostri testi sono una buffonata” che, ad ogni piè spinto con ostentato compiacimento, suole ripetere il Ferdinandi, dimenticando che anche le buffonate hanno uno spessore e una pregnanza - un abbraccio all’immenso Freak Antoni - e che quando questo non è siamo non alla buffonata ma al ridicolo, pare che l’operazione non abbia sortito i risultati sperati e che la vendita di quei “milioni di dischi” auspicati dal Ferdinandi non si sia verificata. (clicca QUI per leggere)

Fabio Furlan, infine, dopo ben 10 anni di permanenza, nel 1999 decide di lasciare i Senzabenza perché non si sarebbe più riconosciuto in quella situazione. E spontanea non può non sorgere la domanda su come fosse riuscito a riconoscersi fino ad allora e su quale sia stato il vero motivo della sua fuoriuscita. Un mercato mondiale che, alla fine dei conti, non si era aperto ai suoi piedi?

Spiace sempre vedere persone svendere l’anima, rinnegare idee e principi, soprattutto se poi questi sono stati condivisi e magari si è saliti anche assieme sullo stesso palco (clicca QUI per guardare), però, in conclusione, sono scelte assolutamente personali, e chiunque può - perlomeno nel mio modo di pensare - legittimamente fare quello che crede sia bene per sè.

Dal mio punto di vista non posso, peraltro, fare a meno di dispiacermene, profondamente.