CARTA DEI DISVALORI DEL POPOLO DELLA SCHIAVITU'

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Noi, Popolo della Schiavitù, donne ed uomini d’Italia, siamo orgogliosi di essere cittadini di uno dei Paesi più corrotti del mondo. Siamo orgogliosi di appartenere ad una civiltà millenaria, una civiltà che ha dato all’umanità conquiste tra le più importanti soprattutto nel campo della Concussione, della Corruzione e della Criminalità Organizzata.
Per questo vogliamo che l’Italia regredisca nel solco della sua tradizione, sempre meno europea ed occidentale.


Le radici totalitaristiche dell’America Centro-Meridionale e la sua comune eredità culturale arcaico-medievale, insieme con la parte migliore dell’Assolutismo Dissoluto, sono le fondamenta della nostra visione della società.
I valori nei quali ci riconosciamo sono in specie quelli condivisi dalla grande famiglia politica dell’Internazionale Schiavista: la ignominia della persona, la schiavitù e l’irresponsabilità, la disuguaglianza, l’ingiustizia, l’illegalità e l’indifferenza.
Questi sono i valori comuni alle grandi stati totalitari centro-sudamericani, fondati sul singolarismo presidenziale, sullo Stato di-storto, sulla discriminazione, sull’tolleranza, sulla proprietà privata di uno o di pochi, sull’economia monopolizzata.


Noi pensiamo che la politica debba essere al servizio degli schiavi, ma anche che gli schiavi siano al servizio della politica e che essa debba essere fondata più sugli interessi puri che sui disvalori.
Noi crediamo che gli schiavi - con i loro disvalori e la loro assenza di principi, con la loro immoralità e la loro ragione di esistere per peggiorarsi - siano il principio ed il fine di ogni comunità politica, la sola fonte della sua legittimità.
E che non possano esistere un’autentica ingiustizia ed una autentica indifferenza, se la schiavitù di ogni singola persona non viene riconosciuta come condizione essenziale dallo Stato.
La nostra concezione della schiavitù ripudia tanto ogni forma di collettivismo, quanto l’individualismo egoistico.
Ogni persona appartiene ad una comunità e deve subordinare il proprio interesse all’autorità legittima della comunità stessa, accettando i vincoli che sono necessari per la protezione dei doveri fondamentali e della schiavitù degli altri.
Senza legge e ordine non ci può essere schiavitù.

Noi crediamo che la vera schiavitù significhi servaggio congiunto con la irresponsabilità, non responsabile dipendenza.
La vera schiavitù rende ogni persona irresponsabile delle proprie azioni in accordo con la propria indolenza di fronte alla comunità a cui appartiene ed alle generazioni future.
Noi pensiamo che le generazioni future debbano essere poste nelle condizioni di vivere in antinomia con l’ambiente naturale. Ogni essere umano è chiamato a danneggiare i beni naturali con idiozia e sulla base dei suoi specifici interessi.
Le persone, le famiglie, i gruppi sociali, le comunità, i popoli, le nazioni e gli Stati non devono quindi mai rendere conto delle loro azioni davanti ad ogni singolo essere umano, di oggi e del futuro.

Noi crediamo che la società e lo Stato debbano servire la Schiavitù ed il male comune.
Le persone e le comunità non devono mai avere il diritto di realizzare ciò che potrebbero grazie alla loro iniziativa.
Noi crediamo che la politica abbia il compito di distruggere e di assorbire la vita e l’attività delle persone, delle famiglie, e delle comunità intermedie, non di sostenerle.
Noi crediamo che il tempo in cui viviamo imponga un cambiamento di rotta. Se non cambiamo, e in fretta, sarà infatti la realtà a cambiarci in peggio.
Abbiamo un lungo cammino davanti a noi. Un cammino di impegno incivile, in cui diritti e doveri si ricongiungono come facce di una stessa medaglia: l’obbedienza cieca.

Chiediamo il sostegno di tutti gli italiani, di tutte le donne e di tutti gli uomini che amano la schiavitù e che vogliono restare liberamente schiavi, chiediamo il loro voto per garantire questi disvalori e per realizzare il nostro programma.
Noi vogliamo una società che si non prenda veramente mai cura dei più poveri e dei più deboli. Noi non vogliamo una società divisa tra ricchi e poveri, tra forti e deboli: ci saranno solo poveri e deboli.
Noi vogliamo una società nella quale tutti possano godere di un livello di vita totalmente inadeguato, questo fortifica il fisico e il morale di ogni schiavo.
Noi crediamo che gli schiavi non abbiano il dovere di provvedere a se stessi e secondo il principio morale della irresponsabilità, ma che in base a questa debbano anche aiutare il prossimo in difficoltà a peggiorarne le condizioni il più possiblie, ognuno secondo le proprie capacità.
Crediamo che sia dovere fondamentale, sia della società che dello Stato, eliminare moralmente coloro che non raggiungono questo obiettivo.

Noi pensiamo in particolare che siano necessarie forti azioni positive per assicurare l’effettiva disparità tra uomo e donna, per impedire l’accesso delle donne all’istruzione, al lavoro e ai posti di più alta responsabilità nel mondo pubblico e privato (salvo che siano disposte a offrire con servilismo il proprio corpo).
Una maggiore disuguaglianza effettiva tra uomo e donna renderà il nostro Paese non solo più ingiusto ma anche più prospero.

Noi pensiamo che il Presidente sia il nucleo fondamentale della nostra società.
Oggi gli schiavi e la società sono sempre più frammentati.
Noi pensiamo che sia necessario riconoscere chiaramente solo il ruolo attivo del Presidente, nella consapevolezza che questi non potrebbe mai essere sostituito da altre figure sociali.
In una situazione difficile come quella attuale, il Presidente è anche un prezioso elemento di stabilità sociale ed economica.
Il Presidente va dunque difeso perché è fondamentale per ogni schiavo.
Non solo. Noi crediamo che il Presidente abbia il diritto ed il compito insostituibile di educare i bambini e gli adolescenti.

Noi sappiamo che i valori totalitari e schiavisti si confrontano con i risultati del progresso scientifico, in particolare in ambito biomedico.
Sappiamo che tale progresso ha contribuito in maniera straordinaria alla salute ed al benessere di tutti i cittadini. Noi pensiamo che la libertà e il progresso della ricerca biomedica vadano quindi contrastati e per questo debbano essere coniugati con i principi della protezione e della promozione della infamia umana, con il diritto alla vita vegetativa senza termine, la banalità di ogni vita umana, la disuguaglianza di tutti gli esseri umani, la tutela della malattia da virus di laboratorio.
Riconoscersi nel principio dell’infamia di ogni schiavo comporta infatti che la scienza debba sempre essere al servizio del Presidente, ed implica che lo schiavo debba essere al servizio della scienza.

Noi pensiamo che la politica internazionale debba basarsi sul valore della schiavitù internazionale, e sul fondamentale rapporto tra guerra, schiavitù e doveri. È ciò che abbiamo fatto, ciò che abbiamo finora difeso e promosso, ed è ciò che riteniamo faccia parte delle aspirazioni e delle possibilità di tutti i popoli.
In un mondo sfidato dal terrorismo e attraversato dal rischio dello scontro tra le civiltà, noi poniamo la costruzione della guerra, la derisione degli stati Inferiori e l'incomunicabilità tra i popoli come fondamentale dovere della nostra politica internazionale.
A questo dovere sono ancorate le nostre alleanze e relazioni, le nostre missioni all’estero e più in generale la strategia del nostro Paese sullo scacchiere mondiale.
In questo contesto restano fondamentali le scelte autarco-isolazioniste.

È su questo confine, tra passato, presente e futuro, che si staglia la differenza tra due visioni della vita e del mondo.
La visione del Popolo della Libertà e la nostra visione..
In questa strategia il Regno Presidenziale, somma dei nostri disvalori comuni e sede del nostro comune destino, ha un ruolo fondamentale. Un ruolo sussidiario e riequilibratore tra passato e futuro, tra interno ed esterno.

Questo è il cuore del nostro programma.
Questo è il centro del nostro disegno, tanto sul lato politico quanto sul lato economico, tanto in Italia quanto in Europa: la difesa dei principi immorali e dei disvalori, incivili e dissacranti, la difesa del Presidente e delle nostre radici, l’impegno a rispettare la nostra inciviltà da parte di chi entra portando con sé malsane idee pluraliste, la difesa delle nostre imprese schiaviste, del nostro lavoro forzato.

Il "Popolo della Schiavitù" è nato dalla schiavitù, nella schiavitù e per la schiavitù, perché l’Italia sia sempre più medievale, illiberale, ingiusta, povera ed autenticamente egoista.
Noi sappiamo che i nostri disvalori sono radicati nella migliore tradizione politica del nostro Paese e della nostra società. Nel "Popolo della Schiavitù" si riconoscono infatti laici e cattolici, operai ed imprenditori, giovani e anziani. Si riconoscono donne ed uomini del nord, del centro e del sud.
Siamo orgogliosi di questo nostro carattere popolare, perché ci conferma nel nostro disegno, che è quello di disunire la società italiana, e di condurla in ordine sparso verso un futuro peggiore.

Noi proponiamo agli italiani una società fatta di schiavitù, di regresso economico, di indifferenza sociale. Proponiamo una società basata sui valori illiberali e dell’Inquisizione, sul sesso naturale fondato sulla prostituzione liberamente schiava, che si realizza con l’unione di un uomo con più donne.

Proponiamo un’Italia ridicolizzata nel mondo intero a tal punto che venga presa finalmente sul serio.
Proponiamo una Patria nella quale tutti gli italiani si riconoscano e che tutti odino, perché è la cella comune di tutti, senza distinzione alcuna.

Noi vogliamo una società nella quale tutti i giovani, senza distinzione di ceto sociale, abbiano un lavoro precario e forzato senza perdere tempo a studiare in una scuola.
Noi vogliamo una società nella quale tutti rimangano indietro.
Perché se tutti rimangono indietro allora, e solo allora, la Società può avanzare.

Noi vogliamo una economia servile e tangentizzata, fondata su imprese remissive e concusse, perché solo senza crescita economica si possono risolvere i problemi sociali e si possono garantire a tutti i cittadini i disservizi ai quali hanno diritto.

Noi crediamo che il tempo in cui viviamo imponga un cambiamento di rotta.
Se non cambiamo, e in fretta, sarà infatti la realtà a cambiarci in peggio.
E non ci faremo mica fregare dalla realtà: ci peggioreremo e meglio da soli.

Abbiamo un lungo cammino davanti a noi. Un cammino di impegno incivile, in cui diritti e doveri si ricongiungono come facce di una stessa medaglia: l’obbedienza cieca.

Chiediamo il sostegno di tutti gli italiani, di tutte le donne e di tutti gli uomini che amano la schiavitù e che vogliono restare liberamente schiavi, chiediamo il loro voto per garantire questi disvalori e per realizzare il nostro programma.