LA NOSTRA PIU' GRANDE SCONFITTA

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L'esperienza comunicazionale di quasi un anno di Facebook mi è servita per "tastare il polso" degli umori, della fantasia, delle speranze e delle disillusioni di quanti hanno interagito con i miei umori, le mie fantasie, le mie speranze e le mie disillusioni.
Come ho già diverse volte scritto annoiandovi, non sono particolarmente ottimista sulle possibilità di "rinascita" di un paese che, molto probabilmente, è nato già morto nel 1861.
Gli ultimi 15 anni, che trovano le loro radici nella profondità della nostra storia e non costituiscono, quindi, un "unicum" ma un "continuum", hanno degenerato il degenerabile, negato le ultime speranze e gli ultimi sogni "a vista".
I danni del berlusconismo rappresentano il più grande risultato che storicamente può essere ascritto a Silvio Berlusconi. In questo paese le menti più consapevoli delle loro possibilità son fuggite e/o fuggono. Quelle rimaste sono rassegnate e, talvolta, quando escono dall'isolamento, incorrono nel rischio di confondersi nel chiacchiericcio di fondo insulso e giustificante lo Status Quo. Il resto è desertificazione cerebrale, azzeramento culturale, accettazione dell'immoralità politica e sociale come unico valore per la sopravvivenza.
E' una società civile disintegrata ed incapace di produrre una benchè minima ipotesi di nuova "classe dirigente", nella quale sono ormai dispersi e confusi i concetti di Democrazia, Libertà e Uguaglianza.
Nella quale predomina l'odio irrazionale e la barbarie concettuale indotta dal Regime Videocratico.
Nella quale c'è, ormai, pochissima differenza tra chi sta da una parte e chi dall'altra.
Berlusconi è riuscito a "fare gli italiani". E dopo di lui non ci sarà da stare allegri.
E' la sua più grande vittoria. La nostra più grande sconfitta.

Paolo Palmacci