La Lega dei Furiosi
Albenga (SV)
1990-199?
Catalogo

La Lega dei Furiosi nr. 1 (luglio 1990) --> PDF [clicca qui per scaricarlo]
La Lega dei Furiosi nr. 2 (? 1990) --> PDF [clicca qui per scaricarlo]
La Lega dei Furiosi nr. 3 (1992) --> PDF [clicca qui per scaricarlo]
La Lega dei Furiosi [depliant] (primavera 1993) --> PDF [clicca qui per scaricarlo]
Catalogo collettivo di autoproduzioni e distribuzione materiali nei circuiti non commerciali.
"Poco dopo la tre giorni Contro i mondiali ’90 al Parco Lambro, su spinta delle edizioni Nautilus di Torino, uscì il primo numero de La Lega dei Furiosi, ovvero il catalogo delle autoproduzioni e delle distribuzioni del circuito alternativo superstite nella realtà che stava cambiando. Aderimmo noi resistenti che insistevamo a cercare una coesione nazionale attraverso la ridefinizione del circuito che nonostante i molti tentativi non eravamo ancora riusciti a concretizzare. Si erano tenute alcune riunioni organizzative a Torino, Imperia, La Spezia e Firenze sulla scorta delle riunioni di Punkaminazione (clicca QUI per info) per non veder scomparire lentamente le autoproduzioni che, nate su spinta emotiva e creativa, avevano ora bisogno di diventare una realtà efficiente e coesa per sopravvivere alle modifiche. Si era dibattuto su cosa considerare autoproduzione, con quale criterio accettare le adesioni, se fosse lecito distribuire i materiali autoprodotti attraverso i canali ufficiali, negozi e librerie o solo nei centri sociali, tramite il circuito postale e con la vendita militante, se potersi affidare a circuiti distributivi non strettamente connotati da pratiche autogestionarie. Le criticità più evidenti erano legate al fatto che se era quello di far conoscere al maggior numero di persone le produzioni libere, il circuito antagonista era del tutto insufficiente a garantire una distribuzione efficiente, i centri sociali offrivano un limitato numero di persone referenti e rimanevano escluse dal circuito le realtà penalizzate dalla loro collocazione geografica. Fu necessario ribadire, vista la comparsa nella scena di personaggi ambigui per i quali venne redatta la “lista nera”, che l’autoproduzione non era finalizzata a produrre reddito o guadagno ma era destinata solo ed esclusivamente alla circuitazione di idee altre. A questo primo numero aderirono quasi tutti coloro che non avevano intenzione di mollare e di scomparire. La Lega servì per mappare la rete attiva, in un ordine alfabetico che saltellava da un punto all’altro della penisola resistente: da Firenze a Bassano del Grappa, dal Granducato Rebel a El Paso di Torino, da Albenga a Modena, da Bari ad Aosta, da La Spezia a Catania. Più significativo e triste fu quello della fanzina Passaparola, una pagina di commiato che rappresentava perfettamente la crisi del momento e il pensiero, a volte sfumato, spesso concreto, di molti l’intento comune
«Il vento sta cambiando: anche noi, un saluto, una pausa di riflessione di fronte alla domanda “Come praticare una rottura senza chiudersi nella propria stanza dei balocchi?” (...) Oggi come ieri crediamo in un processo collettivo, di studio e di lavoro.... Abbiamo bisogno di riflettere. (...) Le cose maturano con il calore del mondo in movimento: proprio per questo abbiamo bisogno di accordarci con la nuova stagione, non solo personale».
Nelle ultime pagine venne annunciato un convegno da tenersi a Torino per discutere delle autoproduzioni dal 21 al 23 settembre in uno spazio espositivo lungo il Po con concerti, mostre e dibattiti. I temi sarebbero stati l’autoproduzione tra merce e ghetto, i nuovi strumenti di comunicazione tra autoproduzione e distribuzione.
«Alla base dell’iniziativa c’è la convinzione che in una situazione in cui tutto è passibile di diventare “prodotto” e ogni attività rischia di avere valore solo se monetizzabile, l’indisponibilità di molti a trasformare la propria creatività, i propri impulsi e sé stessi in merce trova spesso difficoltà a esprimersi, farsi conoscere, diffondersi. (...) L’iniziativa serve per allacciare rapporti, scambiarsi materiali, porre le basi per altre iniziative. La manifestazione intende collegare quanti fanno libri, opuscoli, zines, dischi, tapes, video, ecc in una logica da noi considerata fondamentale di autoproduzione su basi autogestionarie e il più possibile sganciata dai meccanismi di valorizzazione merce-creatività, fuori dalla pratica di usare le idee di rivolta e ribellione come veicolo per crearsi una nicchia nel mercato discografico e librario, consapevolmente orientata alla pratica della libertà»."
(Tratto da "Via Rismondo 117" di Angela Valcavi clicca -> QUI per maggiori info)
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