Nuove Onde: L'Italia Taglia

di Paul Shiva 16 dicembre 2024

"The danger of the vulgar surfer philosophy is that, “Oh man, nothing is important; just kick back, wait for the wave, just hang out”.
That’s beautiful, and it’s a step forward, but in a sense it’s a dilettante situation. The next step is to create the future, to take responsibility for it

(Dr. Timothy Leary)


Italia, 1985.

L’anno iniziò con una eccezionale ondata di freddo (il 12 gennaio a Molinella, nel bolognese, si toccarono i -24°C e a Firenze i -23°C!) che provocò quella che - definita per questo la nevicata del secolo - paralizzò l’intero paese per tre giorni: a Milano si depositò un manto nevoso fino a circa 70 cm, a Varese 122 cm ma nevicò abbondantemente anche a Roma e Napoli. Proseguì con la legalizzazione delle (indubbiamente nuove) onde televisive Fininvest con il varo dei due “Decreti Berlusconi” che, oggi lo sappiamo, potremmo chiamare anche “Decreti Flaiano” perché in “Don't forget, 1967/72” (postumo, 1976) l’Ennio nazionale aveva profetizzato: “Fra 30 anni l'Italia sarà non come l'avranno fatta i governi, ma come l'avrà fatta la televisione”. Che anche Lacoonte gli avrebbe dato il cinque. Nel mentre a Mosca venne nominato segretario del PCUS Michail Gorbaciov. E sappiamo che significati ed implicazioni la nuova onda politica della “perestroika” e della “glasnost” avrebbe poi avuto: un’ondata sussultoria della storia che arrivò, pochi anni dopo, infine a far crollare quel Muro che aveva tenuto diviso il mondo in due. Un sintomo dell’imminente cambiamento di un’era della geopolitica ed il primo passo nella definizione di quella che stiamo vivendo oggi. Infine l’anno si chiuse, simbolicamente, il 20 novembre, con il lancio della prima versione di Windows da parte di Microsoft: ed oggi ben sappiamo cosa ciò implicò ai fini della costruzione del mondo digitale (e della conseguente ondata elettromagnetica di smaterializzazione) che oggi (dis)abitiamo.

Mappa Cover Italia Taglia

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La “new wave italiana”, anche sulla spinta della svolta creativa di Battiato ed, infine, il suo grande successo con “La Voce del Padrone” (1981), aveva in pochi anni conquistato sempre più visibilità e relativo mercato. A dispetto, o forse proprio per questo, dell’averla inclusa nell’elenco delle cose che lui esplicitamente non sopportava assieme a ”i cori russi la musica finto rock il free jazz punk inglese. Neanche la nera africana”. Nel dicembre 1984 era uscito il primo album dei Diaframma (lo storico “Siberia”) e nel mese di marzo 1985 era arrivato nei negozi “Desaparecido” esordio dei Litfiba: due pietre miliari per la “nuova onda” musicale italica.

Alberto Fiori Carones da Verbania con la sua tape label megamagomusic [clicca QUI per info] attiva fin dai primissimi anni 80 e che già aveva pubblicato alcune storiche compilation come “Lobotomia Collettiva” e “Ti manca un Venerdì” (*) proprio nel 1985, quasi fosse un novello Lenny Kaye, si fa promotore del “Nuggets” del nuovo rock in Italia (solo una suggestione che proprio nelle note di copertina di quella storica compilation compaia tra le primissime volte il termine “punk rock”?). Ma diversamente da lui, lo fa in tempo reale, andando a frugare in un underground ancora vivo e pulsante.

"L’Italia-Taglia” è una monumentale (ben 20 artisti con 34 brani su 4 audiocassette!) e quindi, si può ben dire definitiva, raccolta della nuova ondata di artisti italiani (new wave ma anche dark wave, industrial, post punk, experimental e oi!). Un’istantanea cruciale dello stato dell’arte post-punk italico perché ne immortala il suo momento più creativo e fulgido. Il suo Zenit. Nella seconda metà degli anni 80 assisteremo infatti al lento, inevitabile - e finanche straziante - crepuscolo di quella ‘nuova onda’. An passant, per me due dischi in particolare certificano la conclusione di un’epoca: “This Is What You Want... This Is What You Get” (1984) dei Public Image Limited che già il titolo sembrava una sfacciata presa per il culo (vinile che distrussi – subito dopo il primo ascolto - lanciandolo contro un muro, eh! la ‘materialità’ dava di certo altre e, soprattutto, diverse soddisfazioni!) e, pur avendolo amato, “Kicking Against the Pricks” (1986) di Nick Cave & the Bad Seeds.

Grande Onda Kanagawa

Alberto, dicevamo, si imbarca in questa impresa di cui - quando gli abbiamo chiesto da dove originò - dinanzi alla sua onnicomprensiva risposta, abbiamo poi pensato che, fondamentalmente, tutto era già iscritto dentro il nome stesso della sua label: se chiami la tua etichetta megamagomusic che altro puoi fare se non arrivare a produrre un’opera di queste dimensioni ed ambiziosità? Una sorta di mertoniana "profezia che si autoadempie", insomma. Il punto di arrivo (oserei dire, quindi, fatale) della costruzione di una rete - attraverso il media-fanzine - che nulla aveva da invidiare alle attuali “reti immateriali”. Anzi.

In realtà ci avevano già provato, almeno un paio di anni prima, Pierpaolo De Iulis e Gianlorenzo Giovannozzi dando vita al progetto “391” (in omaggio alla rivista dadaista fondata, a Barcellona, nel 1917) che però era rigidamente strutturato su base regionale ed era stato, probabilmente, ancor più pretenzioso: intendeva mappare l’underground new wave/post punk regione per regione con la produzione di relativa locale tape compilation. Il progetto, purtroppo, si interruppe dopo l’uscita dei primi due volumi - dedicati rispettivamente a Marche ed Umbria - proprio nel 1985 (sarà ripreso solo nel 2015 dalla Spittle Records con il sottotitolo “Voyage Through The Deep 80s Underground In Italy“ ed attualmente è giunto al volume 10!).

In qualche modo ce la fa invece sicuramente Alberto che si propone di mappare tutta la scena del nuovo rock della penisola grazie, come si diceva, ad una rete di contatti certosinamente intessuta attraverso il media-fanzine (lui stesso aveva creato assieme a Dario Cuccato la mitica fanzaSexual Lobotomy, di cui parleremo presto proprio con quest’ultimo). Il concept, come ci riferisce di nuovo Alberto, era quello di documentare l’intera scena nella sua più ampia eterogeneità di stili senza preclusioni pregiudiziali, alcuna barricata né ideologica né tantomeno estetica.

Il titolo “L’Italia-Taglia”, come ci ha raccontato lui stesso, nasce da due principali motivi ovvero che gli sono “1) sempre piaciuti i giochi di parole e 2) (era n.d.r.) un presuntuoso annuncio circa i cambiamenti che l'Italia musicale stava mettendo in campo. Poi a ben vedere era un cambiamento internazionale, ma per l'Italia che, oltre ad essere la patria del bel canto, era la patria di Sanremo e della melodia, poteva rappresentare qualcosa di "nuovo" (con questo non voglio dimenticare la fortunata stagione del prog italiano e il cantautorato)”.

italia taglia cofanetto audiocassette

[Le 4 audiocassette che compongono il cofanetto de "L'Italia Taglia"]

Quindi, a partire da Alberto, abbiamo cercato di raccogliere ed aggiungere - a questo che intende essere quello che in fondo è sempre stato, ovvero una sorta di racconto collettivo - ricordi/aneddoti/flash da parte dei protagonisti relativi alla loro partecipazione alla compilation, ai brani conferiti ed, auspicabilmente, allo Zeitgeist. Che è sempre necessario inumidire un dito e poi saggiare la direzione del vento: ben lo sa anche il surfista. Per, come ci ha spiegato Timothy Leary nella citazione iniziale, fare il passo successivo cioè “creare il futuro, assumersene la responsabilità”.

Il nostro surf sulle onde degli anni 80 oggi sappiamo dove ci ha, infine, condotti: la televisione finì ben presto finalmente (?) di “fare gli italiani” (vision - attribuita al D’Azeglio – rimasta parola morta per oltre un secolo…); le forze che si erano fatte equilibrio nella guerra fredda cominciarono a disgregarsi ed a ridefinirsi; tutta la nostra esperienza comunicazionale - ed, a discesa, sensoriale -iniziò (anch'essa!) a smaterializzarsi fino alla definitiva assoluta smolecolarizzazione. Finanche la creatività perse contatto con la materia tanto che, dopo Seattle, scene ‘fisiche’ non se ne sono più viste (per me non è una coincidenza tout court che, nel 1994, proprio mentre moriva la scena di Seattle si diffondeva a livello planetario il world wide web).

La nuova onda degli 80s era stata indubbiamente un’illusione, seducente, come spesso sono proprio le illusioni, ma sicuramente ancora connotata da una marchiata dose di (faticosa e perciò salvifica) tangibilità. La prova provata (sulla pelle di noi che c’eravamo) che, come asseriva qualche anno fa lo slogan di un indimenticato partito politico (**), bisogna bi-sognare [clicca QUI per ascoltare].

Assolutamente.

Perché solo così è possibile, poi, stupirsi davvero.

P.S.: subito dopo la pubblicazione di questa compilation, Alberto, dando seguito alla dichiarazione di intenti esplicitata proprio nelle note ovvero che “la cooperazione, iniziata con questo lavoro, si spera venga portata avanti nel tempo con l’organizzazione di concerti e allargando questa iniziativa al fine di coinvolgere un maggior numero di persone”, produsse il Volume 2 di “L’Italia-Taglia” composto da altre due audiocassette, 9 artisti ed ulteriori 14 brani (!) [clicca QUI per ascoltare].

Ne riparleremo.

Grazie di cuore a tutti i protagonisti per il contributo gentilmente offerto alla realizzazione di questo megamagopost ;-)

Note:
(*) Magari nel mio caso fosse solo uno!
(**) Il Popolo della Schiavitù
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