Move: Ragazzi di Strada

di Paul Shiva 10 marzo 2025

Paolo Proietti - chitarrista dei mitici Move (clicca QUI per info)- ha scritto per noi questo vero e proprio diario del loro viaggio e della (ineluttabilmente chilometrica) strada che hanno percorsa tra il 1985 e il 1990.

Lo  pubblichiamo davvero con estremo piacere.


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"Eravamo giovani fighi e un pò maledetti ma anche working class, parlarne adesso sembro quei befani dei dik dik o che ne so chi"

Il nome fu proposto da Emilio il batterista, movimento movemose damose 'na mossa ma anche un riferimento all'organizzazione politica radicale statunitense malamente repressa e annientata. Emilio il batterista, Valentina la bassista e la voce - una musicista a tutto tondo capace di strimpellare qualunque strumento le capitasse a tiro dopo pochi minuti e una evidente sensibilità musicale, superiore a tutti noi – Marcello la voce le tastiere la chitarra le percussioni - l'eclettico scrittore poeta scultore maitre a penser – provenivano da un' esperienza musicale con i Rats Shake, collettivo romano punk new wave di qualche anno prima, Paolo il chitarrista da una punk band adolescenziale; l'aggregante di entrambi le situazioni erano i Vitasky Studios, la sala prove di Marcello. I Move furono il naturale sbocco degli Esterbar's, quando Emilio Marcello e Paolo furono abbandonati dal bassista a quattro giorni da un concerto e proposero a Valentina di aggregarsi: vuoto tamponato, differenti miscela e risultato. Insostituibili e quindi presenze determinanti e assidue, Luca il fonico ai cursori – che tuttora è fonico di teatro bravo lui – e Stefano Bob il fotografo e artista grafico alle fotocopie e trasferibili, guardato in cagnesco da tutti i fotocopiari di zona perchè, per il troppo nero nelle stampe, gli consumava tutto il toner – mentore musicale grafico e letterario di alcuni di noi. Era il 1985.

move band intaliana

Move: Emilio, Valentina, Paolo e Marcello


Mettersi a suonare fu il naturale sbocco di un vissuto di giovani stradaroli extraparlamentari sensibili e curiosi, non era pensabile passare le giornate al muretto, il periodo era quello giusto, i contatti con Londra sempre più diffusi, si ascoltava, si indossava, si pensava, si sognava; il punk e la new wave ci avevano liberati dalle zavorre virtuosistiche e inarrivabili dei gruppi anni 70 ascoltando i quali eravamo cresciuti; come tanti giovani avevamo voglia, il futuro era lì e ora perchè non c’era alternativa, la band realizzava la nostra indefinita ambizione di presenza, di vivere; e poi l’odore delle sale prove muffito alcolico fumoso e sudato era un profumo buonissimo. Era molta la gente che frequentava i Vitasky Studios cosicchè le prove potevano trasformarsi in happenings imprevisti, 4/4, strofa e ritornello, veloci o lenti, pochi fronzoli. Marcello cantava in italiano perchè era un poeta che si scriveva i testi, Valentina in inglese i testi indicati da Antony l'anglonapoletano. Nessuno di noi era un musicista compositore, i pezzi nascevano, creazione in comune da un giretto che si proponeva e poi interpretato. Porta aperta per chi apporta. Provavamo tre quattro ore al giorno tutti i giorni e ci pensavamo su per tutto il resto del tempo. Era un lavoro. Suonavamo praticamente ovunque fosse possibile e ci chiamassero escluso, per decreto interno, il Festival dell’Unità, ambìto da alcuni ma non da noi, per una repulsione idiosincratica legata al retroterra gruppettaro di qualche anno prima. I Centri Sociali Occupati si andavano affermando un pò ovunque e a Roma di più, importantissima realtà sociale e politica che offriva una platea a volte ineguagliabile come logistica e pubblico a chiunque volesse fare musica, teatro, mostre, incontri. Noi insieme a altri gruppi diventammo istintivamente parte di questo movimento, presenziando con la nostra musica a iniziative di sostegno e finanziamento, accadeva spesso perchè i posti occupati a Roma erano tanti e di conseguenza le richieste.

move valentina arrigoni

Il primo anno registrammo meno artigianalmente degli altri un demotape, "Move Out of Sight", prima esperienza in uno studio di registrazione con mixer e tracce. Suonammo una base registrando insieme, aggiungendo poi la voce e qualcos'altro. Copertina di Bob. Iniziammo a capire la differenza tra il suono percepito suonando e quello fissato su un supporto: nei Vitasky Studios veniva sporco, gonfio, saturo, lì edulcorato, un pò troppo raffinato. Fu una questione annosa che ci si ripropose per sempre. La musica girava sulle cassette, si telefonava con le monete, si beveva - spesso troppo - al bar che vendeva pure il latte alle massaie. Eravamo strani, bizzarri e colorati, guardati con curiosità o sospetto, non eravamo ancora nell’era della comunicazione di massa per immagine. Ci cominciarono a conoscere e chiamare anche fuori Roma. Aumentando il periodo di attività, prove, concerti, la sequenza dei pezzi divenne più lunga e lo show più robusto e arrivammo ad avere oltre venti pezzi, ne eliminavamo qualcuno retaggio dei primordi aggiungendone altri, proponemmo una cover di "Ragazzo di Strada" e de "La Ballata degli Impiccati". Prendemmo in considerazione di registrare un vinile. Su Rockerilla c'era un annuncio di uno studio di Firenze che per un milione di lire ti registravano e ti davano il master; da lunedì mattina a domenica sera, una settimana secca, quello che si riusciva a fare si riusciva a fare; ci sembrò una buona idea e realizzabile. Andammo con una Fiat 500, noi quattro, in auto perchè alloggiavamo decisamente fuori mano, ci sorbivamo un paio di ore di viaggio vai e vieni e poi dodici ore lì. Il giovedì ci bloccò una volante senza contrassegni della Digos che ci fermò e portò per accertamenti in questura per molte ore: c'era Craxi a Firenze in visita quel giorno. Mixammo furiosamente il tutto la domenica per 24 ore, pressando il tecnico che forse sperava in un succulento e lucroso extratime che non ci fu. Mini LP di sette pezzi prodotto e distribuito dall’Agenzia A&D facente capo ai Vitasky Studios. Copertina gialla e nera di Bob. Recensendo il disco, Daniela Amenta su Mucchio Selvaggio o Rockerilla coniò il neologismo neovelvetdivisioniano per identificare lo stile della nostra musica, in effetti era ciò che in parte ascoltavamo ma gli ascolti mutavano secondo i periodi e le proposte e le scoperte, la musica era un cammino di illuminazione e conoscenza, un cazzo di Cammino di Santiago, un ipertesto, una specie di scatola cinese a volte di difficile fruizione, servivano conoscenze e un pò di fortuna e poi un supporto per passarsela e poi un marchingegno o un sistema di marchingegni per riprodurla no hifi, niente a che vedere con l'immediatezza e la snellezza attuali dove basta un telefono con una sim che ti manda su internet e si apre il mondo. Era il 1986.

move marcello blasi

Era un percorso comune di crescita che ci portò a essere più conosciuti e richiesti e la frequentazione artistica con il collettivo artistico musicale romano Gronge [clicca QUI per info], ampliò notevolmente le nostre conoscenze e i contatti, il lavoro continuo in sala accrebbe il bagaglio tecnico, sperimentando nuovi modi espressivi, affinando la ricerca stilistica. Avevamo composto alcuni pezzi nuovi che era auspicabile venissero registrati per bene, un investimento come il primo disco era in quel momento impensabile per cui condividemmo un LP con i Gronge, una facciata a testa anche graficamente, "Gronge & Move" per l'appunto. Fu registrato questa volta a Roma. Mantenendo autonomia di movimento sulla distribuzione e concerti, in realtà il disco si diffuse molto di più che se avessimo fatto il disco da soli, chi lo comprava per noi ascoltava anche loro e viceversa, era in vendita in occasioni il più delle volte distinte, ai loro e ai nostri concerti. Era il 1987.

Cominciò a ronzare nella testa l'idea di un tour. Con i Gronge, due spettacoli separati nella stessa serata. E a prospettarsi la possibilità di farlo fuori dall'Italia considerando i contatti che avevamo nella rete di spazi occupati europei; se non ora quando? Avevamo una scaletta di una trentina di pezzi volendo ed eravamo rodati abbastanza da suonare e proporre uno spettacolo serrato e snello ma anche sfrontati quanto basta per affrontare platee di cui non avevamo idea alcuna; sapevamo che logisticamente, l'ospitalità sarebbe potuta essere non propriamente confortevole, i rimborsi al limite della sopravvivenza, ci sarebbero state difficoltà di ogni genere e avremmo sofferto il freddo perchè era marzo, il marzo da nord Europa; avevamo già fatto viaggi rimediati, senza biglietti in lande desolate, sapevamo essere l’unico modo altrimenti si rimaneva a casa, tanti tanti tanti chilometri da percorrere con un Opel Ascona diesel indistruttibile rimediata da qualche parte pagata molto poco, carica di noi cinque, Emilio Luca Marcello Paolo Valentina e gli strumenti, una dozzina di date in tre settimane o poco più, organizzate via telefono fisso a gettone del bar di cui sopra, non eravamo nell’era della comunicazione digitale, si scriveva su carta e si parlava nella cornetta col filo; partimmo i primi giorni di marzo, prima tappa all'Indiano di Firenze.

Gronge & Move (1987)

Gronge & Move (LP 1987)


E poi tutta una tirata su autostrade sudice di neve sporca, cielo grigio, luci gialle e neve e pioggia su su fino ad Amburgo, case occupate di Hafen Strasse; arrivammo ovviamente provati ma fummo ripagati dal fascino della città, dalla accoglienza dei nostri contatti sul posto e degli occupanti che ci avrebbero dato la possibilità di suonare. Concerto caldo nonostante il freddo, pubblico curioso e ben disposto. Alcol a volontà. Alcol appunto. In quegli anni da noi in Italia non c'era il controllo anti-alcol alla guida, non c'era l'idea che potesse essere un problema e risultato l'Opel Ascona viene fermata dalla Polizei e Paolo alla guida - poteva essere chiunque di noi in quel momento – arrestato e rilasciato dopo aver passato la notte in guardina e aver versato una cauzione che prosciugò il nostro badget già esiguo. Fuggimmo a Berlino, un pò triste e molto grande, grigia e fredda col Muro che ci si parava davanti ogni tanto. Casa occupata a Kreuzberg, scoprimmo con stupore le meraviglie di un quartiere multietnico e vivace con un atmosfera post bellica che la città ha conservato fino alla fine degli anni novanta. Tre concerti in una settimana, un pò di fame, freddo ma eravamo assolutamente compenetrati con questa città incredibile; accoglienza sempre ottimale, generosa e anche un livello organizzativo dei concerti molto di qualità. E poi verso ovest, Olanda, Den Haag, Utrecht, Arnhem, Eindoven, una settimana, quindi Svizzera, Zurich, Bern, S. Gallo e poi Francia, Lione, altra settimana. Con la polizia francese che fu decisamente ostile, avemmo più di un problema e in diverse occasioni, marcavamo male. Eravamo sfiniti. Venticinque giorni e migliaia di chilometri dopo l'Opel Ascona ci riportò fedele a Roma a tre cilindri, letteralmente morendo fuori da un posto occupato, rifiutandosi di ripartire, tipo cavallo stremato dei film western. Era il 1988.

Passammo l'anno suonando in giro, mini tour di due tre date, d'estate andare in Sardegna a suonare era bellissimo, affettuosi e accoglienti, Campania, Calabria, Sicilia, belle storie. Autunno inverno successivo al nord, ci perdemmo anche nel caos di Venezia col carnevale. I mesi si susseguivano, erano quattro anni di vita simbiotica, probabilmente lo scatto in avanti che quest'esperienza esistenziale artistica e musicale ci richiedeva in quel momento, ci trovò impreparati, capimmo che non ce l’avremmo più fatta. Decidemmo di troncarla. L'arancia era spremuta. Il vuoto che si creò fu grosso, alcuni di noi provarono altre esperienze musicali con altra gente o altri progetti artistici, teatro, arti grafiche, scultura ma di fatto un coinvolgimento così pregno di fascinazione e vita come si creò con i Move credo che nessuno di noi lo abbia mai più vissuto. Era il 1989.

Ci riunimmo per un concerto all’Università di Roma a Lettere occupata, la Pantera. Esiste anche un video. Era un giorno dei primi mesi del 1990.

Gronge & Move (interno copertina LP - 1987)

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Grazie ai Move per il loro dono di emozioni: brividi nel leggere questo diario di viaggio perchè vero.

Concetto sempre più raro oggi, purtroppo.

Brividi nel riascoltare (mentre lo leggevo) "Kronstadt", "Lacrime e Sangue", "Move Out of Sight" (clicca QUI per ascoltare), "Still Smoking" e "When I'm With My Self":

Quando io sono con me stesso viaggio sempre molto lontano (…) Fugge la mente per milioni di miglia non ci sono muri non ci sono barriere no nessuno la può fermare. A me piace fantasticare niente e nessuno me lo può impedire

Movemose, si.

Damose 'na mossa.

Ma anche due.

Oggi ce n’è ancora più bisogno.

"Ti ritrovi come ogni mattina misteriosamente a guardare avanti"

Daje! 

Grazie di cuore a Valentina, Paolo, Emilio e Marcello.


P.S.:

Autori dei suoni: MOVE.

I testi in italiano sono quasi tutti di Marcello, a parte “When I’m with Myselfpubblicato nel primo demotape (1985) scritto altresì da Paolo.

I testi in inglese, sono del loro amico "anglonapoletano", Anthony Shargool.