Paul Shiva: Abbiamo il piacere di fare una chiacchierata con Luciano Guerzoni che con il moniker di “PunkDark” dette il suo contributo come disegnatore e grafico a moltissime delle più importanti ed emblematiche fanzines degli anni ‘80, da “Nuova Fahrenheit” a “Komakino”, da “Urlo Wave” alla mitica “T.V.O.R.”. Ciao Luciano, innanzitutto puoi raccontarci come venisti in contatto con la subcultura punk/new wave? Hai un ricordo di un aneddoto o comunque di un momento in particolare in cui ti si aprì quel "mondo sotterraneo" dinanzi e divenisti “Punkdark”?
Luciano “PunkDark” Guerzoni: Ciao, ti ringrazio per darmi la possibilità di raccontare questo viaggio nei mitici anni 80! Tutto per me è iniziato guardando un servizio sui punkers di Londra trasmesso nel 1977 alla RAI durante una trasmissione che si chiamava" Odeon Tutto Fa Spettacolo”. Poi mio fratello, che in quel periodo si trovava a Londra per motivi di lavoro, ha iniziato a portarmi materialmente i dischi della nuova scena (come quelli degli Ultravox, dei Sex Pistols e degli Stranglers) che, ovviamente, per lui era molto più facile reperire rispetto a me qui in Italia (ricordiamoci che, all’epoca, qualora un vinile non veniva ristampato in versione “nazionale” bisognava che fosse letteralmente importato). Lui, inoltre, mi raccontava quello che stava accadendo a Londra e di cui era testimone diretto. In quel periodo frequentavo il DAMS a Bologna ed iniziai a incontrare i primi punkers che di solito stazionavano davanti al famoso negozio di vinile “Disco d'Oro” o in qualche taverna - come l'“Osteria Dell’Orsa” - in centro a Bologna. Frequentando quegli ambienti mi capitò così di fare amicizia anche con punkers di altre città (come ad esempio Milano) ed a seguito di queste amicizie data la mia passione per la grafica e per il disegno mi proposi per la preparazione di locandine per alcuni concerti e per creare grafica per fanzine. Le fanzine erano i "nostri siti web” dell’epoca, erano il “luogo” mentale e creativo dove interagivamo anche a distanza inviando chi un disegno, chi un testo di una recensione di un concerto o di un disco, chi un annuncio…
Paul Shiva: Ci hai accennato di alcuni degli innumerevoli concerti ai quali tu hai avuto la fortuna di assistere: quali sono stati quelli che ancora oggi ti sono rimasti più impressi in mente? Quelli che più ti hanno, per così dire, 'forgiato' come esperienze?
Luciano “PunkDark” Guerzoni: La svolta avvenne quando, nel 1979, finalmente andai a Londra e Manchester e vidi una serie di concerti da panico. Un giorno memorabile fu quello in cui presi il treno per raggiungere Manchester per andare a vedere un set di band tra le quali Cabaret Voltaire, che erano uno dei miei gruppi preferiti, ed in questo locale angusto, buio e pieno zeppo di punkers, del quale non ricordo nemmeno il nome, all’improvviso mi trovai di fronte... i Joy Division, che non sapevo assolutamente chi fossero!!! Questo era quello che poteva accaderti in quegli anni da quelle parti: che la storia del “nuovo rock” ti si materializzasse all’improvviso davanti! Quindi solo successivamente realizzai la fortuna che ebbi di aver assistito ad un concerto del grande Ian e compagni! In quel periodo andai a vedere i Public Image Limited, il primissimo Adamt Ant… Ero diventato un punk a tutti gli effetti. Per fortuna abbastanza presto iniziarono ad arrivare i primi concerti anche in Italia: fui presente in piazza Maggiore a Bologna al famoso concerto in cui i Clash subirono la contestazione per la svolta “normalizzante” di “London Calling”… di concerti fino a metà degli anni ottanta ne ho visti tanti ma quello di Bologna fu speciale.
Paul Shiva: Appartenere a quella subcultura, farne parte in modo cerebralmente intimo, cosa significava per te?
Luciano “PunkDark” Guerzoni: Il punk mi ha salvato la vita. La cosa bella era questo vero e proprio nomadismo dei punkettari: ci si incontrava ai concerti autoprodotti, al Cassero o all' Osteria Dell’Orsa a Bologna, al Virus a Milano (clicca QUI per info) o in via Torino o in alcuni posti dove si riunivano i punk come a Verona sotto l'Arco Romano, si andava in una casa occupata a Treviso o sotto i portici a Parma, a Forli in un Bate ecc... era tutto un incontro! Suonavano i gruppi, scambiavano fanzines o nastri autoprodotti, con il senno di poi molti di quei gruppi erano veramente inascoltabili! Tutto si è poi consumato molto velocemente, ho vissuto queste esperienze per qualche anno, fino al 1982, poi, da una parte la fine degli studi e, da li a poco, il lavoro dall'altra la constatazione che quel “movimento” era diventato preda di facili utopie pseudo-politiche mi ha portato pian piano ad allontanarmi. E’ durato poco, come tutte le avanguardie, e il ritorno all’ordine sarebbe giunto purtroppo presto, l’omologazione era dietro all’angolo, il punk era uno stato dell'anima che forse traeva la sua forza proprio dalla sua natura inevitabilmente (e giustamente) transitoria. A capodanno 1982 (che avevo trascorso al Virus di Milano, che da li a poco sarebbe stato demolito) mentre tornavo casa in treno dentro di me sapevo che la deriva politica che stava imbrigliando il punk e quel suo magico iniziale “attivismo freak” non mi interessava. Avevano imbrigliata, indirizzata, la sana follia punk in collettivi fatti di estenuanti discussioni critiche circa il non far suonare un gruppo perché magari aveva pubblicato un 45 giri con una grande casa discografica o, peggio ancora, biasimare coloro che magari portavano una spilletta dei New Order o, che so, non erano vegetariani! Chi ha scritto sul punk italiano ha spesso dimenticato di raccontare la meraviglia di quei momenti in cui prendevi un treno per andare a Perugia per vedere i Dead Kennedys o del trovarsi, dopo tre ore di viaggio su una Fiesta, in mezzo all Appennino parmense a pogare per un gruppo punk terribile! Gli amori, le feste, i concerti, i viaggi a Londra o a Parigi, qualche ora fermi dai carabinieri per controlli, qualche manifestazione con annessa manganellata ma alla fine ci siamo presi (o sono riusciti a farci prendere) troppo sul serio, si doveva motivare tutto per dimostrare di avere una coscienza sociale e politica, ma a me piacevano le feste, i viaggi, il pogare e quindi piano piano mi sono defilato, ho iniziato a disinteressarmi del punk: mi rimanevano alcuni amici, la musica, ma limitai il mio impegno solo alle fanzines con cui collaboravo e con alcune delle quali ho continuato a collaborare fino a tutto il 2000. Dal 1981 al 1986 feci anche una serie di trasmissioni per una radio privata qui a Ostiglia (MN), Radio Ostiglia Stereo (clicca QUI per info) dal titolo “This is Radio Punk” con tanto di sigla scopiazzata dall’originale dei Clash “This is Radio Clash”... che era appena uscito e nessuno, in quel momento, ancora conosceva. La mia trasmissione ebbe un buon seguito ed apprezzamento, organizzammo anche alcuni concerti di gruppi punk (e non) della zona, molte di quelle persone che mi accompagnarono in quell’avventura le frequento ancora, ci si ritrova come vecchi nostalgici in un piccolo pub qui nei dintorni a sentire “Disorder” dei Joy e magari organizzarci per andare vedere il concerto dei Depeche Mode o dei Krawterk.
Paul Shiva: Ricordi quale fu la prima fanzine con la quale iniziasti a collaborare e come nacque quella collaborazione?
Luciano “PunkDark” Guerzoni: La prima fanzine con cui iniziai a collaborare fu la PunkZine di Punkrazio (clicca QUI per info) “Nuova Fahrenheit” di Udine (clicca QUI per leggere). Punkrazio lo conobbi al Virus, probabilmente era il 1981, e lo ricordo come un ragazzo molto entusiasta, con tanti progetti in testa, altresì non mi sembrava condividesse appieno le teorie degli aficionados del Virus. Poi, come ho detto, da una collaborazione - per una sorta di osmosi in essere tra le varie scene delle quali le fanzines svolgevano davvero una funzione che oggi definiremo di “portale” - ne nasceva spontaneamente un’altra quindi mi trovai, quasi senza accorgermene, a realizzare grafiche per una miriade di fanzine: “Komakino” di Milano, “Urlo Wave” di Taranto (QUI), “Macabrina” di Bologna (1995/2003) (QUI), “T.V.O.R.” di Como (QUI), “Mr. Kairolik”(QUI) e poi “Plastica” (QUI) di Latina. Successivamente uscirono diverse darkzine e ricordo che iniziai a contribuire anche ad “Amen” di Milano (QUI), “Neo Gothic”(QUI), “Urgenza”, “Mah” di Viadana (Mn) (1987), “Road to Ruin” di Cermignano (TE) (1979) (QUI) , “Ver Sacrum” di Pisa (1993) (QUI), “Tommy”, “Crash” di Rignano sull’Arno (FI) (QUI), “Discipline” di Udine, “S.D.P.” (Stato di Polizia), “Light House”, “Stay Free” di Milano (1986), “Night Circle” di Bassano del Grappa (VI) (1988), " Infowave” di L’Aquila (1986)(QUI), “Allergika” di Ripe (AN). C’era un mondo in questa felice intuizione di mettere su carta le idee, le creazioni e gli avvenimenti di quegli anni: recensioni, poesia, parole in libertà, scopiazzando le zine americane o inglesi, talora con una grafica che richiamava il dadaismo e il futurismo di inizio secolo, talora fogli fotocopiati, locandine di concerti in un misto di reminiscenze anarchiche insaporite con citazioni prese dalla poesia e letteratura, da Poe a Rimbaud, contraddistinte da una ingenua libertà creativa che era il marchio dei mitici anni ottanta: con il punk infatti si era usciti finalmente dalle pastoie manieristiche e barocche degli anni settanta e si era tornati tutti a sporcarsi le mani: non sapevano né suonare, né scrivere, né disegnare ma abbiamo ricreato un nuovo modo di suonare, scrivere e disegnare!
Paul Shiva: Hai ricordi di qualche personaggio di quella scena che hai avuto il piacere di conoscere anche solo fugacemente?
Luciano “PunkDark” Guerzoni: Ho conosciuto alcuni artisti o personaggi di quel periodo come Joe Squillo e Kandeggina Gang, Ferretti dei CCCP, sicuramente uno dei personaggi più importanti del punk italiano, non condivido le sue ultime uscite penso frutto di una nuova ricerca di notorietà, Claudia Loyd dei Rats, geniale, addirittura Patti Smith, Enrico Ruggeri, i Gaznevada e i Litfiba che inizialmente erano veramente bravi. La grandissima Patti Smith l’ho conosciuta a Ferrara, la ho accompagnata come guida alla visita della città estense e suoi musei, posso considerarmi uno dei suoi amici italiani tanto che credo la incontrerò, se mi sarà possibile, anche quest’anno quando tornerà in Italia.
Paul Shiva: Quando e come secondo te finì, in quanto rielaborata dalla cultura dominante, la subcultura punk?
Luciano “PunkDark” Guerzoni: Come già ti ho detto, ho frequentato i punkers di Milano e saltuariamente quelli di Bologna e Modena ma con qualche singola eccezione per me tutto si è consumato nel giro di pochi anni anche perché la seguente svolta hardcore non mi aveva entusiasmato: così mentre loro ascoltavano i vari Bad Brains, Crass, Black Flag, io altresì Bauhaus, New Order, Diaframma e compagnia cantante, insomma per me la subcultura punk da una sorta di “progetto collettivo” era diventato un atteggiamento esistenziale e resistenziale da condividere con pochi. Per me, ma non solo per me: poco a poco si ridusse il numero dei punkers in circolazione, gli incontri di facevano più rari così come i concerti dei gruppi mentre aumentavano le etichette il Dark, la New Wave aumentavano le discoteche dove di poteva ballare i Clash o i PIL, specialmente in Emilia Romagna, ne era un esempio l’Aleph di Gabicce, dove suonarono vari gruppi dai Cabaret Voltaire, Section 25, Suicide, Tuxedomoon ecc. dove ci si poteva incontrare ancora... Giravamo e ci trovavamo ancora a Milano o a Bologna ma l’amosfera era irrimediabilmente cambiata, era sparita la A del’anarchia (santa ingenuità!) sostituita da un impegno sociale e politico fine anni settanta, da li a poco sarebbero rimasti solo i Punkabbestia simpaticissimi arroccati nell’appennino, nuovi freak, per il resto un ritorno all’ordine anche per le Fanzine, ovviamente. Rimanevano quelle piu nostalgiche che continuavano a recensire concerti di gruppetti punk copia e incolla dei Discharge o Dead Kennedys e dall'altra parte le zine specchi del movimento Dark con un occhio all’impostazione grafica piu curata. Era il post moderno che avanzava e con esso, purtroppo, avanzava anche il tributo di una generazione, il sacrificio di tanti ragazzi tra droga e Aids. La vecchia guardia si stava assottigliando e, come ho gia accennato, per vari motivi si abbandonava la teatralità del gesto per una ritrovata visione di se stessi. Questo è stato il vero insegnamento di quegli anni: ci siamo spogliati e abbiamo indossato abiti nuovi per 'trovarci/incontrarci', ognuno di noi ha potuto accumulare un piccolo tesoro che l’ha aiutato sicuramente a sopravvivere in quegli anni ma che ci ha accompagnato poi sempre e quei quattro accordi dei Ramones ripetuti a oltranza, “London Calling” o la poesia di Ian Curtis ancora mi meravigliano, non credo si tratti semplicemente di nostalgia! Mi mancano parole per descrivere ciò che ho vissuto in quei pochi anni, ho una miriade di concerti e di persone conosciute o amate che mi si accavallano nella memoria... Nel 1980 avevo 22 anni e le esasperazioni anarco-nichiliste di cui si riempivano fanzine e canzoni gradualmente avevano lasciato il posto ad una partecipazione piu sofferta e rivolta alla realtà "concreta": non dimentichiamo che gli anni ottanta sono stati terribili, iniziarono con le stragi di Bologna e di Ustica, le tensioni sociali e politiche esigevano una diversa risposta quindi i primi punk e la loro sgangherata musica furono gli ultimi sognatori, il finale in crescendo delle felici utopie dell’immaginazione al potere. Ecco, con il pensiero rivedo quegli anni vissuti come se fossi stati a cavallo di una tigre, ma mi accorgo che le mie parole faticano davvero a rendere qualcosa che è stato davvero intimamente fondamentale per me e per tantissimi altri ragazzi della mia generazione. A molti di noi, come ho detto prima, il Punk ha salvato letteralmente la vita...Si vede che quello era, in definitiva, il suo vero e profondo scopo.
Paul Shiva: Grazie di Cuore per averci fatto non solo semplicemente rivivere ma finanche annusare quei magici istanti degli anni 80, Luciano!
Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo queste parole di Gregorio Bardini [clicca QUI per info] del quale prossimamente avremo il piacere di raccogliere un più particolareggiato ricordo:
""Mi fa piacere leggere sul tuo blog l'intervista a Punkdark. Per un certo periodo abbiamo frequentato gli stessi giri punk a Revere ed Ostiglia, nel basso mantovano. Anch' io avevo la mia trasmissione a Radio Ostiglia Stereo. Con la Radio organizzammo due belle feste punk/new wave al Copacabana di Ostiglia ed un concerto - sempre a Ostiglia - con i gruppi marchigiani Baciamibartali e Red Light (gruppi che avevo conosciuto in Ancona durante il mio tour italiano come flautista coi Tuxedomoon con l'opera "Ghost Sonata")". Luciano Punkdark collaborò anche alle mie due fanzine che si chiamavano "Mongolfiera" e "Le Symbolisme de la Croix".