Psychogestazione di un Figlio dei Pink Floyd

di Paul Shiva 8 febbraio 2025

Settando i controlli “to the heart of the sOn” son riuscito a scovare “in un anfratto del pianeta” non, in realtà (? sarebbe sempre, poi, interessante capire quale), lontano da Capit Mundi?! il “Figlio dei Pink Floyd” (nato fortunatamente quando ancora la G.P.A. non era ancora reato universale: quindi universalmente libero, fuck!) nonché “giovanilistico musicista” nonché “Cantautore Psichedelico” nonché Dario Antonetti! Dopo esserci scambiati una rapida occhiata, abbiamo deciso, senza nemmeno accordarci (meglio! visto che per me questo è sempre stato una sorta di tabù…) di attaccare i cervelli all’ampli…Lo-Fi? Lo-Famo! 

Ecco il risultato, ma prima che iniziate a leggere un doveroso DISCLAIMER : qui de-cantiamo (anche) r/umori! Quindi, proseguendo, vi assumerete ogni responsabilità sia sensoriale che extra.


Paul Shiva: "Vegetable man how are you?” (*)

Dario Antonetti: “So I've changed my dear, and I find my knees”


[Dopo le presentazioni psychorituali proseguiamo cercando di “non confondere storie con le altrui memorie”, mica facile soprattutto quando sempre più neuroni imparano a far timbrare il cartellino solo ad uno di loro…]


Paul Shiva: “One Pill Make You Small”?

Dario Antonetti: Si, così davvero piccolo che mi ritrovo, di colpo, nel 1972 a 12 anni alla voce con I Cannibali (io, mio cugino Massimo alla chitarra giocattolo anni 9, il cugino di mio cugino Walter anni 9 al piano giocattolo) in una devastante esibizione proto-punk (quando Johnny Rotten andava ancora all’oratorio) davanti ad un esterrefatto, impreparato ma GIGANTESCO pubblico (...oh ma a quelli le pillole l’hanno davvero fatti grossi, eh!). Due brani e via: "Spacco Tutto" e "Per un Bicchier di Vino non So Cosa Darei” (n.d.r.: una versione italiana di “Feed your Head!”?)

dario antonetti syd barrett

Paul Shiva: “Quando si è giovani si sa si vuol suonare musica sperimentale” “senza timore andare dritti al gran mistero del rumore irresistibilmente svoltar le svolte psichedeliche del cuore”?

Dario Antonetti: Nel 1978 infatti io al basso e voce sempre con il sopracitato cugino Massimo alla chitarra elettrica e voce con il nome Broken Heads registrammo una k7 mai divulgata e purtroppo andata perduta. Poi, tra il 1979 e il 1980, eccoci alla prima svolta svoltata: The Madcaps (ogni riferimento è puramente causale). Sempre il cugino Massimo alla chitarra elettrica, Tino alla chitarra elettrica e voce, io al basso e voce ed un via vai di batteristi e tastieristi. Un unico concerto, il 28 giugno 1980 alla Festa della Gioventù (Oratorio di Valmadrera). Cover di Knack (“My Sharona”), Status Quo (“Whatever you Want”), Pink Floyd (“The Gnome”, “Fat Old Sun”), “Guantanamera”, “Crapa Pelata” (una roba da osteria, in dialetto)... non ricordo altro. Tra il 1981 e il 1984 i Madcaps cambiarono più volte nome (Gelpd; KB Band; KICCHIBICCHI) e vi fu un bel via vai di vari personaggi. Io partecipai saltuariamente come bassista ad almeno 3 concerti (Oratorio di Valmadrera; Cinema Teatro Jolly di Olginate; Cinema Teatro di Valmadrera). Contestualmente suonai in un gruppo senza nome, ma con grande intenzione (tre prove a settimana). La formazione era Enrico Pallavicini (chitarra elettrica), mio cugino Massimo (chitarra elettrica), Sandro Villa (batteria) ed io (basso e voce). Suonavamo cover di Beatles, Rolling Stones, Eric Clapton, Credence Clearwater Revival. Qui imparai tanto. il gruppo era governato da Enrico che, essendo più grande di noi di almeno 10 anni, ci teneva sotto e ci faceva sgobbare assai (diresti tu: “‘'ci sua”). Purtroppo Enrico era anche molto capriccioso e così anche qui, dopo i primi due anni di stabilità, iniziò un notevole via vai di musicisti vari. Spesso dovetti cedere il ruolo di bassista ad altri, conservando però quello di cantante. In tutto questo, un solo concerto… alla fine mi ruppi i coglioni e me ne andai.

Paul Shiva: A parte che (devo confidarti) amo alla follia i gruppi senza nome (il mio sogno è quello, un giorno, di scrivere un libro sui gruppi “senza nome”), come inizio non è per niente male anzi direi una genesi assolutamente da ripercorrere per capire “ma dove andremmo a parare”, “nel paranormale?” “Ecco qui una non facile domanda”…

Dario Antonetti: Dai questa è facilissima invece! Inevitabilmente direi, si tratta del destino inscritto nel nome stesso della mia prima band, diciamo definitiva, degli anni Ottanta: Kryptasthesie. Qui le mie percezioni extrasensoriali cominciarono ad allargarsi a dismisura dai demotape Leaves Laughter” (K7 1985), e Any Water Knows” (K7 1987), al nostro primo LP in vinile (PARANORMALMENTE DOPPIO!) “Shaken at the Sun” (1992) per arrivare - attraversando il vortice interiore di “Inner Whirl” (LP 1996) (pubblicato dall’etichetta inglese Delerium Records proclamato disco italiano dell’anno da Rockerilla) a No Age” (1999) il nostro ultimo LP: quello che chiuse questa fase extrasensoriale. Con i Kryptasthesie iniziai la mia personale ricerca delle relazioni tra “spirito” e materia per individuare le affinità fra le leggi che governano il moto astrale e quelle che determinano attrazione e repulsione fra gli esseri umani.

Dario Antonetti

Paul Shiva: Ben sai che io conobbi i Kryptasthesie con il brano “Steaming” (clicca QUI per ascoltare) presente sulla compilation su cassetta “Saturno Sopra le Acque” (1985) clicca QUI per leggere] tratto proprio dal vostro primo demo con atmosfere sospese, a mio parere, tra psichedelia trasognata e Cure. Ripercorrendo tutta questa fase ho come la percezione (mi dirai tu se eccessivamente extrasensoriale o meno) che gradualmente gli accenni a certe sonorità più propriamente darkwave si siano ben presto affievoliti e, di converso, hanno preso sempre più peso quelli psichedelici tout court. E ti ho già manifestato la mia predilezione proprio per “No Age” concordando pienamente con quanto scritto da Jerry Kranitz (*) in QUESTA bella intervista pubblicata sulla sua webzine “Aural Innovations” #17 nel settembre 2001. La maternità surrogata stava finalmente per partorire il figlio dei Pink Floyd?!

Dario Antonetti: Si ma la gestazione non fu esattamente scevra di rischi e difficoltà nè, tantomeno e purtroppo, indolore un po' "Atom Heart Mother" in parole povere... dovetti passare attraverso il mio progetto solista Gastel Etzwane (tra il 1997 e il 1999), sperimentando la mia voce attraverso manipolazioni manuali ed elettroniche, e Gli Acidi Tonanti (tra il 1999 e il 2000) esperienza folle e sciagurata: teatro-canzone e psichedelia forsennata. Bello, ma se non li avessi mollati non sarei qui a poterne parlare. Con loro tanti concerti ed un solo album: La Valle della Morte” (2000). In quel momento la formazione era oltre io alla voce/effetti/performance: Stefano Polti (chitarra elettrica e cori), Max Dolcini (chitarra elettrica e cori), Lucio Predomo (basso), Manuel Papis (batteria). La band esisteva fin dal 1989 ed io sono stato - se non il primo - almeno il terzo loro fan (e credo che gli altri due siano stati poi squalificati per doping...)!

Paul Shiva: Quindi è da “La Valle della Morte” che nasce finalmente il “Figlio dei Pink Floyd”?

Dario Antonetti: Eh no! la gestazione, come già ti avevo anticipato, non fu breve e richiese un ulteriore, ultimo, (si vede necessario) passaggio quello degli Effetto Doppler. Altra scommessa (persa). Gruppo dalle sonorità più normali, tipo indie… Realizzammo una K7 autoprodotta e due CD (Indifferenticieli del 2002 ed Eden e Sasso del 2005), partecipammo a qualche compilations, facemmo diversi concerti e sperimentammo qualche (probabilmente fisiologicamente inevitabile) skazzo. Tutto era finalmente pronto per il mio vagito che, devo confessarti, assomigliò davvero molto a quello di Pink...

Dario Antonetti Sono il Figlio dei Pink Floyd

Paul Shiva: “….we came in?” “In the flesh”!

Dario Antonetti: Dal 2004 al 2009 girai da solo od in compagnia di collaboratori estemporanei, esibendomi con voce e chitarrina acustica spesso scordata ed iniziando a proporre le canzoni che, poi, finiranno nel mio primo album solista come “Cantautore Psichedelico”. Tanti concertini e tanta liberazione: nel 2006 uscì Sono il Figlio dei Pink Floyd” un Mini CD autoprodotto in 100 copie (con il quale feci finalmente OUTING) (clicca QUI per recensione di Luca Ferrari), nel 2007 “L’Estetica del Cane” (CD autoprodotto in 500 copie) e nel 2009 “Il Ritorno del Figlio dell’Estetica del Cane” CD ristampa del precedente con tre bonus-tracks (altre 500 copie). Nel 2009 prese forma L'Inossidabile Orchestra Valsecchi al Vostro Servizio con la quale dal vivo eseguivamo brani dei miei album solisti: esperienza molto divertente. Oltre a me (chitarra acustica e voce) l’Orchestra era composta da Lorenzo Conti alla batteria, Paolo Rapisarda al basso e Lorenzo Tarantino alla chitarra elettrica. Nel 2011, però, quando eravamo pronti per registrare il nostro primo album, Paolo ci abbandonò poco prima di entrare in studio. Lui stesso si presentò una sera con il suo sostituto - Alessandro Brumana - e così il gruppo cambiò nome in Dario Antonetti e la Svolta Psichedelica. Con questo nome, nel 2011 pubblicammo “Il Rigore Esistenziale ma solo due anni dopo anche questa svolta, ovviamente svoltò. Infatti subito dopo, nel 2014, assieme a Giulia Fumagalli, già corista ne La Svolta Psichedelica, abbiamo dato vita al duo semiacustico o semielettrico, a seconda di come siete abituati a vedere il bicchiere quando è circa a metà (e dipende anche di quale liquido), La Forma delle Nuvole. Oltre ai tanti concerti, in questa FORMA abbiamo pubblicato “Il Debutto!” nel 2016 e nel 2022 un vinile 7” “Congiunti / La Ghironda”. Ora stiamo registrando un nuovo album, il cui titolo è chiaramente formalmente segreto. Nel contempo devo confessarti, outing per outing, che sto anche iniziando a registrare un nuovo album solista che spero di riuscire a finire prestissimo...

Dario Antonetti

Paul Shiva: Grazie per averci condotto verso “the heart of the sOn” Dario, consegnato il tuo OUTING e fatto partecipi di tutta questa tua travagliata psychogestazione. E concludendo con la stessa circolare domanda con cui termina ed inizia “The Wall” cioè “isn't this where we came in?” stavolta mi rispondo da solo: si, proprio da “Venus Moon" che era stata pubblicata sul primo demotape dei Kryptasthesie del 1985 ed è ritornata come "Luna di Venere" - con testo, quindi, in italiano - ne “Il Rigore Esistenziale” nel 2012. E' sempre bello quando i cerchi si chiudono! Io non comprendo il senso delle tue parole”: l'incomprensione non solo è propedeutica ma anche conditio sine qua non per abbandonarsi - piacevolmente - alla magia extrasensoriale (barrettiana)!


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NOTE:

(*) Nel 2002 Dario ha ideato e prodotto un tributo a Syd Barrett che ha intitolato “The Vegetable Man Project” ed al quale ha chiamato a partecipare tutti i (suoi fratelli) “figli dei Pink Floyd” sparsi per tutto il globo (terracqueo ma non solo!) reinterpretando proprio “Vegetable Man” ciascuno secondo la propria sensibilità. Ad oggi, il progetto è giunto al sesto volume della serie (ne sono previsti in tutto cinquanta entro il 2030!!!).

(**) Lerry Kranitz, scrittore, esperto di space rock ed autore della webzineAural Innovations”: the Global Source for Space Rock Exploration from 1998-2016.

N.B.: le frasi citate tra virgolette nelle domande sono estratte oltre che da noti testi dei Jefferson Airplane, Pink Floyd e Syd Barrett anche da quelli de “Il Rigore Esistenziale” (2012) di Dario Antonetti e la Svolta Psichedelica.

Dario Antonetti