Sulle Strade Bianche di Marcello Baraghini

di Paul Shiva 2 giugno 2025

Noi siamo i nostri percorsi. Sono profondamente convinto che bisogna tenerlo ben presente arrivando fino a vivisezionare ogni nostro passo fatto, affinché ciò possa essere un buon viatico per comprendere a fondo dove (ma anche come e perché) ci hanno, infine, condotto. Pena il rischio di inficiare quelli successivi. Questo è, in defintiva, il reale motivo di questo mio rewind antropogenetico attraverso le pagine di Capit Mundi?

Avendo ripercorso i passi – perlomeno quelli più pubblici – del radicale da marciapiedeMarcello Baraghini ho avuto modo di verificare, una volta di più, la fondatezza di questa mia convinzione essendo rimasto ammaliato della coerenza delle orme da lui lasciate su quella sua lunga “strada bianca” costellata di lotte e di sogni che spesso, grazie alle prime, è riuscito a trasformare in realtà.

Ringrazio di cuore Marcello per avermi voluto dedicare un po' del suo tempo per rispondere a qualche spunto sui concetti di editoria, controcultura e libertà nonostante si trovasse nel pieno della preparazione di dieci nuovi libri Strade Bianche” da portare a compimento per il “XXIV Festival Internazionale di Letteratura Resistente” (Pitigliano 28-30 agosto).

supplemento a stampa alternativa

Paul Shiva: Nella mia attività di documentazione della stampa DIY originata nell’ambito della subcultura punk sviluppatasi nel corso degli anni ‘80 ho avuto modo di riscontrare che moltissime di quelle pubblicazioni (cosiddette “fanzine”) riportano l’indicazione “supplemento al nr.-- di Stampa Alternativa – bimestrale registrato presso il Tribunale di Roma al nr. 276/83 Direttore Responsabile: Marcello Baraghini”. Questo per ovviare al rischio di incorrere nel reato di “stampa clandestina” previsto Legge nr. 47/1948. Tra le decine e decine di fanzine che usufruivano della tua “copertura legale” si possono citare molte di quelle più iconiche di quegli anni come Teste Vuote Ossa Rotte (T.V.O.R.), Tommy, Road to Ruin, Urlo Wave, Sexual Lobotomy, Komakino... ci puoi raccontare come nacque questa tua iniziativa, come si diffuse, se ricordi quale dimensione assunse, se hai avuto modo di intessere dei rapporti particolari con qualche autore di quelle pubblicazioni?

Marcello Baraghini: Alla metà degli anni '60 concordai con Marco Pannella di affermare il diritto civile e costituzionale ad una informazione e comunicazione onesta e veritiera impossibile a causa degli obblighi "stragisti", diceva Marco, della legge del 1948 molto più fascista delle altre del Ventennio. Convenimmo di garantire la pubblicazione di qualsiasi testata alternativa che non avesse nel suo ambito un giornalista iscritto all'ordine. Mi offrii dopo aver espletato la pratica per divenire pubblicista, paradossalmente senza aver mai scritto nulla ma, nel caso in questione, composta da articoli pubblicati sul quotidiano ciclostilato “Agenzia Radicale” di Marco e firmati da me. Era il 1967 e la prima testata fu “FUORI” di Angelo Pezzana, per dar voce agli omosessuali. Una firma al buio perché allora, come per tutti gli altri casi, non chiesi supervisione dei contenuti, solo una dichiarazione del motivo di quella mia presenza. Dopo di che le richieste, man mano, divennero un fiume, particolarmente dopo la fondazione di Stampa Alternativa "Agenzia di Controinformazione e Servizi " nel 1970 e la registrazione della omonima pubblicazione quindicinale presso il Tribunale di Roma, e dopo il lancio e l'affermazione della mitica tessera PRESSCARD che non richiedeva nessun requisito particolare. Per altro che mi chiedi: nessun rapporto personale, bensì di uso.

Paul Shiva: Quali furono le conseguenze legali di questa operazione? Ricordi qualcuna in particolare legata a pubblicazioni alle quali avevi fornito “copertura legale”?

Marcello Baraghini: Dicevo: un fiume di richieste ma anche, in parallelo, di denunce tutte per reati di opinione, esattamente 127, con relativo procedimento, al momento che scattò la tagliola del mandato di carcerazione per aver superato i 24 mesi di condanna: 13 per apologia all'obiezione di coscienza e poco dopo 18 per apologia all'aborto. Mentre 4 avvocati "militanti" non riuscivano a tener testa alle udienze e mi istruirono a vestire il ruolo io stesso.

9 aprile 1976 clandestinità marcello baraghini

Corriere della Sera, 9 aprile 1976


Paul Shiva: Oggi - con la tua nuova casa editrice “Strade Bianche” offri ancora alle pubblicazioni controculturali questa opportunità di usufruire dell’etichetta di “supplemento”? In caso positivo ce ne elenchi qualcuna?

Marcello Baraghini: non ho richieste di direzione responsabile da anni, invece ancora molte di avere la "mitica" presscard.

Paul Shiva: Questa operazione non può che apparire strategicamente volta alla creazione e all’incentivazione di una editoria diffusa ovvero a facilitare il diritto di ognuno di noi di diventare editore, di fare controinformazione, fuori dalle logiche prettamente materialistiche del mercato e quindi far nascere una miriade di “editori all’incontrario” come te perché, come disse Hans Georg Gadamer “La cultura è l'unico bene dell'umanità che, diviso fra tutti, anziché diminuire diventa più grande.

Marcello Baraghini: Esattamente!

Paul Shiva: La tutela e l’espansione del diritto degli autori di pubblicare liberamente associata alla contestuale tutela ed espansione del diritto di poter - nel modo più libero possibile - fruire di quello che tu chiami “cibo per la mente” sono lotte dalle quali evidentemente dipende la gradazione civile e democratica della nostra convivenza sociale. Quanto è vero, secondo te, oggi quello che asserì Hannah Arendt ne “La crisi della cultura” (1961) cioè che “La società di massa non vuole cultura, ma svago”? Alla luce dell’ulteriore processo di massificazione intervenuto, rilevi differenze tra il modo di percepire questi diritti tra la tua generazione e le successive fino a quelle odierne?

Marcello Baraghini: Da quel che vedo le nuove generazioni sono ostaggio dello svago e dell'apparizione fine a se stessa, appiattiti ai voleri e all strategia asservente di Maria De Filippi, la stagista di verità e comunicazione, direbbe Marco. Altri numerosi influencer ci provano ma annaspano.

stampa alternativa millelire

Corriere della Sera, 5 novembre 1991

Paul Shiva: Internet ha certamente reso più facile la possibilità di sviluppare il citato concetto di editoria diffusa ed ha posto, nel contempo, l’urgenza di rivedere e riscrivere il concetto di copyright (concretizzatasi nella creazione, nel 2001, delle licenze Creative Commons di Lawrence Lessig). Anche in questo caso, tu hai ritenuto di utilizzare il web per ridefinire questo diritto per la carta stampata mediante libri “no copyright” ed e-books gratuiti (leggibili e scaricabili gratuitamente dal sito Internet di Strade Bianche prima di poter essere acquistati). Coinvolgendo in questa rivoluzione finanche il concetto di prezzo. Raccontaci questa tuo percorso di editore all’incontrario attraverso i nuovi media.

Marcello Baraghini: Ho scelto da radicale-radicale: come editore all'incontrario rinuncio al possesso delle opere che pubblico che invece lascio all'autore stesso al quale richiedo però di poter immettere in rete la loro opera gratuitamente ancor prima di venir pubblicata. E poi anche, laddove mi è possibile, proporre al lettore interessato all'acquisto che il prezzo lo faccia lui perché in questo modo lui diventa al 100x100 complice, modalità che spaventa un po tutti che son pronti alle barricate per difendere i loro diritti o privilegi, come una casta.

Paul Shiva: Al di là di queste opportunità, che peraltro scaturiscono anche dallo sfruttamento di quelle che anche tu definisci assieme a Goffredo Fofi “crepe” in quella “parodia della comunicazione” che è internet, concordo con te quando dici che gli utenti nei social sono “ostaggio dell’apparizione fine a se stessa”, quindi osserviamo un'esaltazione del narcisismo, una esacerbazione dell’individualismo (al riguardo ne ho scritto QUI): proprio il contrario di quello che si prefiggeva la controcultura che utilizzava la stampa underground come “soluzione del problema della separazione (...) la rivoluzione è rivolta a far si che la gente abbandoni il suo egoismo e si conceda all'abbraccio dei fratelli e delle sorelle (…) E' carta stampata, ma è anche il media che ci tiene uniti...Siamo gente sola e disperata, respinti dalle forze omicide del capitalismo e della competizione, abbiamo bisogno di giornali per restare uniti. La separazione è distruzione...”(John Sinclair). Tu vedi (e, nel caso, quali) soluzioni a questo individualismo imperante? A questo moderno e digitale “dividi et impera” posto in essere dai Nuovi Poteri? In ultimo la domanda delle domande: che cosa è per te la libertà?

Marcello Baraghini: la soluzione, appunto, è la radicalità, senza mezze misure o fasi interlocutorie, ovvero IN SOLIDO E SUBITO. NON HO NULLA DA PERDERE, BENSÌ TUTTO DA GUADAGNARE DALLA PARTE DEI LETTORI, E QUESTO È IL MIO SENSO DELLA LIBERTÀ OGGI.


Ho già confidato a Marcello che, quando ho ascoltato (QUI) - durante una sua presentazione del suo "Balla coi Libri" - il citato critico cinematografico Goffredi Fofi affermare che “il compagno Baraghini, come me, come molti qui presenti, siamo dei perdenti, abbiamo perso, facciamo parte di generazioni che ci hanno provato (..) ma abbiamo perduto la guerra ho immediatamente pensato che no, non è stata la vostra generazione ad aver perso.

Penso che sia stata la mia generazione, altresì, la prima di quelle che - avendo goduto dei vantaggi (sia sul piano materiale che su quello dei diritti civili) acquisiti grazie al sacrificio delle precedenti - sono peraltro riuscite a vanificarne molti. Sono state quindi la mia e quelle successive ad aver perso. Risultato che si verifica regolarmente nella storia ogni qualvolta si giunge a dare per scontato lo stato delle cose nel quale siamo immersi perchè di scontato non c’è mai nulla. Oppure si: il potere.

P.S.: per me la libertà invece è qualcosa di molto simile alle tue “strade bianche", Marcello! Grazie di nuovo.