Vittorio Nistri: E per un attimo… siamo di nuovo nel 1986, e c’è ancora Andrea. (clicca QUI, QUI e QUI per lo scambio epistolare tra Vittorio e Andrea Lopez)
Paul Shiva: Ciao Vittorio, come ti ho scritto su Messenger grazie per l’emozione che mi hai regalato con questi documenti che mi hanno dato brividi, in primis dal punto di vista di “ricercatore” (un po’ Dylan un po’ [sicuramente più] Dog), documenti importanti anche perché sono davvero affascinato oggi dalla capacità di fare rete ante-internet che avevamo all’epoca. E si trattava di una rete tessuta molto più di umanità rispetto a quella attuale, molto più “concreta” e libera in definitiva (penso che il bisogno aguzzi sempre l’ingegno, che "bisogna bi-sognare"). Ma mi sono emozionato anche per i passaggi in cui Andrea mi cita associandomi a P.I.L. e Pere Ubu dei quali, chiaramente, non sono nè una falange dei primi nè un’unghia dei secondi ma lui - a parte una spontanea e quasi scontata tifoseria per una scena che comunque gli ruotava di fatto attorno - fin dal mio primo concerto ebbe sempre parole di ammirazione per le mie “nefandezze”. Uno dei miei più grandi rimpianti e non aver fatto più cose con lui e che non sia più tra noi perchè, anche oggi, sono certo avremmo potuto creare qualcosa assieme. Aveva una energia e una creatività contagiosa. Vabbè… sono emozioni che mi hai regalato con questo tuo passaggio con la macchina del tempo. Grazie! Rimettendomi i panni del “ricercatore” in base a questa lettura, se vorrai rispondere (quando avrai tempo) ad alcune domande per il post che farò su “Partitura Incompiuta", te le scrivo qui di seguito (se ti facesse piacere potrebbe assumere anche la forma di piccola intervista - che allora magari poi “aggiustiamo” assieme - oppure come info che aggiungerei al discorso: mi dirai).
Vittorio Nistri: Ciao Paolo, qua di seguito troverai le mie risposte. Taglia/sfoltisci/butta via quel che vuoi. Prendi dalle mie risposte liberamente ciò che riterrai opportuno per i tuoi post. Per una eventuale intervista, preferisco rimandare a quando mai riuscirò a trovare il tempo per terminare il restauro dei vecchi nastri, e ristampare su CD le mie principali produzioni degli 80’s. Mi sono pervenute, in questi ultimi anni, proposte di ristampa da due diverse etichette discografiche. Una voleva ristampare su CD l’opera omnia degli Overload, l’altra l’album-su-cassetta “Nistri-Fiori Carones”. In entrambi i casi, le etichette si erano offerte di pagare loro tutti i costi di masterizzazione, stampa, SIAE, ecc. Erano due offerte ottime, ma ad entrambe ho risposto che… non mi va di riversare su CD vecchie cassette smagnetizzate. Avrei proceduto alle ristampe solo dopo un restauro dei nastri originali 4 tracce. Dopo di che, ho restaurato alcuni brani di Overload e Nistri-Fiori Carones, e devo dire che sono venuti benissimo. Ma poi mi sono fermato. Non ho mai terminato il restauro del resto. Il problema è che, tra lavoro, impegni familiari e cazzi e mazzi vari (anche di salute), non ho la possibilità di dedicare alla musica tutto il tempo che vorrei. E se il tempo non basta per tutto… mi appassiona di più dedicarlo a nuove creazioni (…io continuo a fare nuova musica, nuovi dischi, nuovi concerti) che non al restauro di quelle vecchie. Ma magari prima o poi troverò il tempo di finire quei benedetti restauri, e allora sarà il momento per le eventuali interviste. Vado con le risposte!
Paul Shiva: Cos'era il circuito “Hanging Rock”?
Vittorio Nistri: La Label (totalmente Do It Yourself, autoprodotta e autodistribuita) con cui negli anni ’80 pubblicavo i miei lavori su cassetta..
Paul Shiva: Gli Overload - oltre al mini LP “Overload!” (1986) ed al demo “Tapes from Outer Space” (1987) che sono elencati su Discogs - hanno realizzato altri demo più o meno “ufficiali” e/o altri dischi in vinile? Tu nel carteggio con Andrea – il quale si stupisce della circostanza che nessuna fanzine abbia ancora parlato di loro - citi i titoli di tre canzoni “Suicide Hotel” (che sarà proprio il brano poi inserito su “Partitura Incompiuta (per Pianola Meccanica)” ed il cui incedere a me ha immediatamente fatto venire in mente “Being Sucked in Again” dei Wire), “Submariner” e “Waiter” che non sono peraltro nelle tracklist delle suddette produzioni.
Vittorio Nistri: la discografia completa degli Overload è questa:
“Overload” (cassetta, Hanging Rock) del maggio 1984, “Twilight Time” (cassetta, Hanging Rock) del dicembre 1984, “Live in Manhattan” (cassetta, Hanging Rock) dell'ottobre 1985, “Overload!” (miniLP, Spittle Records) del 1986, AA.VV. “The Italian Rock Invasion” (LP, Dischi Noi) Maggio 1987: Overload ha partecipato a questa assurda compilation con un brano inciso a Londra, col produttore dei Motorhead, il quale - scioccato dal fatto che non avevamo alcuna chitarra – aggiunse a nostra insaputa un assolo di chitarra, opera di un turnista del quale non ci fu mai detto il nome!
“Tapes from the Outer Space” (cassetta, Hanging Rock) del luglio 1987, “Live on Mars” (cassetta, Hanging Rock) del1988.
Paul Shiva: quando fu l’esordio concertistico degli Overload?
Vittorio Nistri: Fu ad inizio 1985, esattamente un anno (e due demotapes) dopo la nascita della band. Gli Overload parteciparono alla seconda edizione del Rock Contest organizzato a Firenze da Controradio (manifestazione che continua tutt’oggi) e vinsero il premio della critica. Era il gennaio o febbraio 1985. Anche se gli Overload erano tecnicamente modesti, capitava abbastanza spesso, con nostra sorpresa, che dal vivo colpissero più di band mille volte più brave tecnicamente. Successe così anche quando suonammo a Londra.
Paul Shiva: Cosa ricordi in particolare e ci puoi raccontare di questa tua - immagino indimenticabile! - avventura inglese?
Vittorio Nistri: Nel marzo del 1987 suonammo all'Hammersmith Odeon di Londra, in una folle serata chiamata “Italian Rock Invasion”. L’evento fu organizzato da una neonata etichetta di Savona che si chiamava Dischi Noi, diretta da tale Mariano Schiavolini. Noi eravamo tra i vincitori di un concorso bandito da questa Dischi Noi, che ci pagò prima tre giorni nello studio di registrazione dei Madness, col produttore artistico dei Motorhead… e poi, per il concerto, ci pagò l'aereo. L’etichetta non badò a spese. E mise a disposizione delle bands partecipanti all’evento un service da sogno, con microfonature, amplificazioni e fonici di una qualità per noi mai vista prima! Ci dettero persino turnisti a fare da ospiti: due coristi, un ragazzo e una ragazza super professionali, e un chitarrista lungocrinito che ci raggiunse sul palco per gli ultimi 60 secondi del concerto (così da “sanare” l’anomalia dell’unica band, tra le dieci partecipanti, che non aveva chitarre in formazione). Tutte le altre band della serata erano super tecniche e super professionali: noi in confronto eravamo dei cinghiali. Ma fummo i soli che ebbero l'incoscienza di allungare i brani improvvisando sul palco. E i giornalisti presenti, nei resoconti, ci misero nel novero dei migliori della serata. Che dire di questa storia? L’idea stessa era assolutamente folle: dieci bands italiane, che facevano musica new wave come in Inghilterra se ne produceva a bizzeffe… e che cantavano in un inglese con accenti assolutamente improbabili… ma che avrebbero dovuto (giustappunto) “invadere” il mercato della Gran Bretagna! Certo, come no! Qualcosa di probabile quanto riuscire a vendere frigoriferi agli eschimesi. (Non a caso, almeno a quanto ne so io, dopo la serata all’Hammersmith, nessuno ha più sentito parlare della Dischi Noi). Ma per noi, benché fossimo perfettamente consapevoli della sua assurdità, fu una esperienza smisuratamente divertente. Questa avventura poi ci ispirò il brano “The Idiots Abroad” (ogni riferimento ovviamente puramente casuale ;-), contenuto nel nostro “Tapes from Outer Space” del 1987.
Paul Shiva: Dei Bi.O, altresì, scavando nei meandri internettiani non si riesce a trovare alcunchè, sono una formazione di cui hai fatto parte? Il loro “Looking for New Bodies” di cui scrivi nella tua risposta ad Andrea e che sarà inserito in “Partitura Incompiuta” potrebbe essere suonato dagli Earth, Wind & Fire in una jam session con i Devo secondo me! Puoi dirmi qualcosa di loro?
Vittorio Nistri: Per colpa della mia cronica mancanza di tempo, non ho mai messo in rete niente delle mie produzioni anni ’80. Quel poco che trovi, l’ha messo qualcun altro. Immagino, qualche appassionato a me ignoto. Le cassette Hanging Rock avevano tirature molto basse, tra le 50 e le 80 copie ciascuna, (unica eccezione: “Tapes from Outer Space” arrivò – addirittura - a 300 copie!). Le duplicavo in casa, con una doppia piastra, e andavano presto esaurite, per cui è normale che in rete non si trovi traccia di alcune di esse… almeno, fino a quando non mi deciderò a restaurarle e ristamparle. Bi.O era un duo: io a sintetizzatori e drum machines, e Marcello Laviosa alla voce (che poi era anche il cantante dei Danseur Boxeur di cui accennerò dopo). L’idea era prendere il format del duo elettronica/voce tipico del tecnopop alla Eurhythmics o Yazoo, e… sporcarlo, incarognirlo, usarlo per fare musica che non fosse tecnopop (del quale mi annoiava mortalmente la “levigatura” e la “carineria”). Con l’elettronica, i Bi.O facevano rock, non pop. Produssero solo un tape con 4 brani (tra cui un feroce trip psichedelico di nome “Tecnofolk” che reputo tra le mie cose migliori degli ’80).
Paul Shiva: Giungendo invece alla produzione degli anni '80 come "Vittorio Nistri“ (della quale ero altresì riuscito a rintracciare quasi nulla…) ovvero quel nastro (o serie di nastri: una sorta di “diario elettronico” come lo hai tu stesso definito) intitolato “Tecnologie Obsolete”: è da lì che origina "Herogenous Tour” pubblicata su “Partitura Incompiuta”? Vuoi raccontarmi qualcosa di più su questo tuo diario elettronico?
Vittorio Nistri: “Tecnologie Obsolete” fu fatto in 50 copie, ciascuna delle quali era unica e irripetibile. Nel senso che il lato A era uguale per tutte le copie, mentre il lato B aveva una tracklist differente per ogni cassetta! Avevo a disposizione quasi una cinquantina di brani di elettronica sperimentale, che avevo realizzato per lo più col Minimoog. Nella cassetta ce ne stavano una ventina. Per il lato B, ebbi questa mattana di voler fare tutti “pezzi unici”, per cui prendevo bobine a caso e riversavo brani a caso fino al riempimento del minutaggio di ogni singolo nastro. Mi ci vollero svariate notti insonni (benché la mattina mi dovessi alzare presto per andare al lavoro). Una fatica pazzesca e senza alcun motivo logico. Ma non c’è scritto da nessuna parte che si debba per forza essere sempre e solo “logici”.
Paul Shiva: Negli anni ’80 hai fatto parte di altre formazioni anche estemporanee e/o hai realizzato altri prodotti di qualsiasi tipo (musicali e non)?
Vittorio Nistri: Beh, il mio lavoro più sperimentale degli anni ’80 (e secondo me quello che ha retto meglio di tutti il passare degli anni) fu “NISTRI – FIORI CARONES”, album su cassetta pubblicato nel 1988 dalla ADN. Poi ci sono state mille altre avventure estemporanee: • OCCASIONI: band di “micromusica”. Era un trio di due Casiotone (le tastierine giocattolo portatili della Casio) e una chitarra, con l’aggiunta in alcuni brani di Barbara degli Overload alla voce. Facemmo alcuni concerti e registrammo due brani, rimasti inediti. • SMASH THE RADIO: band ‘darkettona’ (il batterista era quello degli Overload) che fece un paio di concerti. Anche di questa ho un paio di brani registrati, rimasti inediti. • CAMP: la mia prima band in assoluto, con molta voglia di sperimentare ma in troppe direzioni diverse. Nel 1982 pubblicò una doppia cassetta con una ventina di brani, “Camp Musique Moderne”. • DANSEUR BOXEUR: band nella quale non riuscii a realizzare le coordinate musicali che mi ero prefisso. Ebbe un qualche successo, vinse concorsi, fece una ventina di concerti, ma a un certo punto, pur essendone stato il fondatore, decisi di uscirne (restando in amicizia coi componenti, che proseguirono per qualche anno senza di me). Per me era troppo poco sperimentale. That’s all! Spero che in queste risposte ci sia qualcosa che possa esserti utile. Ciao! Vittorio
PS: intanto io continuo a fare cose “fuori binario”. L’urgenza della sperimentazione non mi ha mai lasciato. Non ti voglio annoiare raccontandoti la miriade di cose che ho fatto dopo gli anni ’80, e che continuo a fare oggi, ma, se ti venisse curiosità di sentire qualcosa, ti allego qualche link pizzicato qui e là…
E questa è sola una minima parte delle cose che sto facendo. Per dire: a novembre uscirà, per l’etichetta Snowdonia, il mio primo album solo strumentale, e conterrà composizioni che considero le mie più sperimentali in assoluto fino ad oggi…Il fuoco, insomma, è sempre acceso! “Music saved my life”. Non sono il primo a dirlo, lo hanno già fatto musicisti molto più degni di me… ma, nel mio piccolissimo, è stra-vero anche per me. Un abbraccio, V.
Paul Shiva: Fuoco accesissimo anche su altri pianeti privi del - per noi, non per loro evidentemente - 'naturale combustibile ossigeno': “Vittorio Nistri Filippo Panichi” è infine effettivamente uscito per Snowdonia, come previsto, il 1 novembre 2024. Ho sempre amato i Deadburger e leggendo - nella recensione di Ondarock - Valerio D’Onofrio (clicca QUI per leggere) assimilare “Pipistrelli sul Frigorifero” proprio a quel brano - “La Strategia del Topo” - che, come ti avevo confidato, per quella sua magica sospensione tra sperimentazione e tribalismo, mi si era, da subito, al primo ascolto, letteralmente appiccicato ai ‘peggiori’ recettori che ho….;-) ma al tempo stesso pensando anche che “Maya Deren Blues” potrebbe essere un passaggio mentale ed ideale conclusivo – dopo aver staccato i distorsori - del blusaccio di “Cuore di Rana” (dall'immenso "La Fisica delle Nuvole" dei Deadburger Factory - 2013 - clicca QUI per ascoltare), ho avuto l’ennesima conferma della bontà di un percorso esplorativo che porti avanti, davvero indomitamente, da sempre. Ma ci sono stati altri – sicuramente più titolati del sottoscritto – che hanno già, in maniera più compiuta, descritto bellezza ed importanza di questo disco. Io mi sento di aggiungere solamente una mia piccola e personalissima considerazione: a questo punto mi pare lapalissiano come l’accorato avvertimento (una vera e propria implorazione!) rivolto ad Eugenio (clicca QUI per ascoltare) non abbia evitato che una quantità (finanche infinitesimale) di sostanze lisergiche si disperdesse nell’aria e che Vittorio e Filippo l’abbiano inavvertitamente inalata. Se questo è il risultato… beh, confermata la teoria che non sempre (e non) tutti i mali vengono per nuocere ;-) Si, Vittorio, a questo punto concordo assolutamente con te: per una eventuale intervista rimandiamo per il momento :-)
Grazie di cuore per la splendida, perché spontanea, nonchè arricchente chiacchierata della quale in definitiva ho proprio pensato di non tagliare/sfoltire/buttare via assolutamente nulla, tanto non era un’intervista, giusto?! Ciao!