Il Cazzo Ve Lo Abbiamo Rotto? Patogenesi dei Negative Existence

di Paul Shiva 17 settembre 2023

REFERTO PSICHIATRICO DEL CONCERTO

Prof. PETER PANDEMYA (Pandemoniologist): Finalmente dopo un lungo inseguimento siamo riusciti a trovarci, qui, sul muretto di via Cairoli. Devo confessarti che avevo quasi perso le speranze....

PAUL SHIVA (Examinated Psychpatient): Si capisco, ma come ti avevo spiegato quando ci siamo sentiti, qualche settimana fa, stavo lavorando al montaggio ed alla grafica di “Terza D Inner” il film che celebra la mitica Sezione Terza Lettera D Anno NON del Signore 1980 del Liceo Scientifico Majorana di Latina....[disponibile on demand solo nei peggiori siti del Dark Web]

Prof. PETER PANDEMYA (Pandemoniologist): Io ho visto il film in anteprima e ti ringrazio per avermi concesso di assistere un po’ anche alla fase di post-produzione, ma puoi spiegare meglio per chi non lo ha ancora visto e non sa nulla della Sezione Terza Lettera D Anno NON del Signore 1980? Ah! Colgo l’occasione per ringraziarti pubblicamente per la maglietta della Terza D che mi hai voluto regalare, la indosso con orgoglio come se fossi stato lì con voi.

ANAMNESI

PAUL SHIVA (Examinated Psychpatient): Dunque… questa storia inizia nel 1980 quando mi trasferii da Viterbo, dove avevo concluso i primi due anni di Liceo Scientifico, a Terracina e come ho riportato nei titoli di coda, se Vulpetti che all’epoca era il Preside del Liceo Majorana di Latina [n.d.r.: non c’è alcuna prova dell’esistenza di un tale Vulpetti che sia stato Preside del Liceo Scientifico Majorana di Latina] non mi avesse assegnato a quella sezione nulla, nulla davvero, sarebbe stato possibile, semplicemente nel senso che nulla sarebbe stato quello che è poi stato. Anche lo stesso muretto di via Cairoli. Come il battito d’ali dell’”Effetto Farfalla anche in questo caso una piccola variazione in una condizione iniziale ha sicuramente prodotto una grande variazione a lungo termine…Vulpetti che si trovò davanti un adolescente da assegnare ad una sezione ad anno scolastico già iniziato con notevole fatica, perché non ci vedeva letteralmente un cazzo…aveva due fondi di bicchiere come occhiali…riuscì a leggere il numero di studenti in ogni sezione per scegliere quella meno numerosa… alla fine, finalmente, arrivò alla D, dove mi collocò. [n.d.r.: in realtà le sezioni del Liceo Scientifico Majorana di Latina nel 1980 erano solo 3: la A, la B e la C.] E come ho sottolineato nel film fu “D End”: mi collocò nell’ambiente perfetto per me in quel momento esistenziale rendendo effettivo ed applicato il mio apprendistato alla Teoria del Caos.

Un Preside che non ci vede un cazzo ti assegna ad una sezione ed un anno e mezzo dopo sali su un palco come cantante di un gruppo punk” (Alan Turing, Macchine calcolatrici e intelligenza, 1950)

Prof. PETER PANDEMYA (Pandemoniologist): Nel film citi Giuliano (la persona informata sui fatti: Sir Julian Wax) per aver reso possibile la tua esplorazione del “Nuovo Mondo del Rock” ovvero quello che fu il Punk e tutti i movimenti che già allora erano scaturiti da quella scena dirompente.

PAUL SHIVA (Examinated Psychpatient): Si, il suo ruolo è stato fondamentale non solo come spacciatore di “misere” BASF. Fu lui che poi mi portò sul muretto di via Cairoli introducendomi quindi nel “salotto (molto per così dire) buono” della nascente scena del nuovo rock latinense. Grazie alle sue dosi di nastri che mi elargiva (lui era praticamente una sorta di Napster ante litteram) assorbii i concetti base del punk e quindi, nonostante le mie uniche esperienze musicali risalissero al coro della chiesa di San Sisto di Viterbo (dal quale fui, tra l’altro, praticamente espulso dal Parroco per, diciamo, eccesso di foga...ma evidentemente il buon Don Angelo non era aperto alle contaminazioni tra gospel e punk...), decisi di cominciare a creare suoni. Divenni dapprima Brain Ano con i Negative Radius (clicca QUI per leggere ed ascoltare, poi creai il duo dei P.D. e subito dopo verso la fine del 1981 divenni Paul Shiva e detti vita ai Negative Existence (clicca QUI per leggere).

Prof. PETER PANDEMYA (Pandemoniologist): Hai un ricordo in particolare di quando arrivasti sul muretto di via Cairoli la prima volta?

PAUL SHIVA (Examinated Psychpatient): Si, credo che quella fosse la prima volta che Giuliano mi accompagnò lì...ricordo che eravamo stati prima in un negozio di dischi dove avevo acquistato il primo EP dei Teenage Jesus & the Jerks, quindi avevo questo meraviglioso disco in una busta di plastica. Quando arrivai sul muretto un ragazzo che era lì mi chiese che disco fosse. Io lo tirai fuori dalla sua busta e lui guardandolo e scuotendo il capo disse: “Questa è roba per matti”...[n.d.r.: alla luce delle attuali risultanze si è trattato di una diagnosi assolutamente corretta] Quello fu il mio primo approccio con il Muretto ed in particolare con Fabio Furlan, uno dei padri del punk di Latina con i London 77 (clicca QUI per leggere).

negative existence fabio furlan london 77 senzabenza

SINTOMI PATOGNOMONICI PERFETTI

Prof. PETER PANDEMYA (Pandemoniologist): Raccontaci della tua prima esibizione come Negative Existence il 17 maggio 1982 al Cinema Tirreno di Latina. Concerto fondamentale perché dà il la alla nuova scena di Latina considerato che fino a quel momento c’erano state solo le esibizioni dei capostipiti Neon [clicca QUI per leggere]mentre quel giorno salirono sul palco i Muddy Boys [clicca QUI per leggere] (che esordivano con il loro primo concerto) e voi come gruppo spalla.

PAUL SHIVA (Examinated Psychpatient): A distanza di quaranta anni, ricordo molto vagamente quasi con le sfumature di un scena fantasy, che mi trovavo al Cinema Tirreno di Latina per il seminale concerto di Jo Squillo Eletrix del 27 marzo 1982 ed appena terminata l’esibizione dei Muddy Boys, che aprirono quel concerto, mi ritrovai, non so come e tantomeno perché, ad avere uno scambio molto estemporaneo e veloce con Nico Tamburella (clicca QUI per info) chitarrista dei Muddy Boys (almeno credo fosse lui in qualità di leader della band) che mi disse che il 17 maggio avrebbero suonato di nuovo lì. Al che io gli risposi, con il coraggio dell’incoscienza, che anche io avevo una band e che se avesse voluto gli avremmo aperto il concerto. Nico, sfoderando un coraggio dell’incoscienza non da meno, non avendo la minima idea, il minimo elemento per poter valutare né l’effettività nè lo “stato” della mia band, rispose d’impulso “Ok ci farete da gruppo spalla!”.

Prof. PETER PANDEMYA (Pandemoniologist): Quale era quello che definisci lo “stato” dei Negative Existence?

PAUL SHIVA (Examinated Psychpatient): Avevamo da pochissimo tempo, credo da circa un mese, costituito il primo nucleo della band e fatto solo alcune prove nel garage di Americo, bassista con la fissa dei Motorhead. Stavamo lavorando ai nostri primissimi pezzi, credo ne avessimo solo due o tre in quel momento e nessuno sapeva suonare uno strumento a parte Paolo il batterista, tantomeno io avevo idea di cosa significasse cantare [n.d.r.: a parte cantare “per Cristo che ci libererà quando verrà nella Gloria”]. Quindi ci trovavamo, per così dire, in una situazione assolutamente embrionale… E si era materializzata questa incredibile occasione di poter suonare dal vivo! Quell’incontro ebbe, ed oggi ancor più a seguito della rarefazione del ricordo, tutti i contorni “fantasy”. Ma subito dopo ci fu il “colpo di scena”…

Prof. PETER PANDEMYA (Pandemoniologist): In che senso?

PAUL SHIVA (Examinated Psychpatient): Nel vero senso del termine: Americo e Paolo (bassista e batterista) [n.d.r.: Americo e Paolo in realtà non sono mai esistiti] ci informarono che avevano delle comunicazioni importanti da farci, a me e al chitarrista. Li raggiungemmo nel garage e lì ci dissero che loro due avevano deciso di formare una band heavy metal e pertanto da quel momento lasciavano i Negative Existence. La scena era stata, giustappunto, colpita in pieno…Di fronte a quella situazione pensai immediatamente solo una cosa: “Il 17 maggio salirò su quel palco, nessuno e niente me lo impedirà”.

Prof. PETER PANDEMYA (Pandemoniologist): Praticamente i Negative Existence erano un embrione con già una serissima minaccia di aborto…

PAUL SHIVA (Examinated Psychpatient): Esatto, questa d’altronde fu poi una costante di tutta la mia successiva storia di, diciamo, “agitatore” [n.d.r.: Agitatore? Non credere a come si definisce, è sempre stato solo un Rompicazzo] sempre sul filo dell’aborto concettuale e di conseguenza anche fattuale. Mi aiutò ancora una volta Giuliano che reclutò un bassista (il già citato Fabio Furlan dei London 77) ed un batterista alle primissime bacchette (Paolo Angotta dei Reflex Visions). Con questi due sostituti provammo credo tre volte nell’appartamento di Paolo Angotta senza amplificazione e con la batteria ovattata da stracci per non disturbare i condomini. Ricordo un giorno che mentre stavamo per andare a fare una di queste prove passando sotto casa di Giuliano lui si affacciò dalla finestra e come una sorta di Savonarola sentenziò: “Ma dove andate, fate ancora in tempo a lasciare stare tutto, farete una figura di merda….arrendetevi!”. E’ sempre stato un grande amico, sapeva che avevamo bisogno di incoraggiamento…

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SEMEIOTICA RADIOLOGICA
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Prof. PETER PANDEMYA (Pandemoniologist): Gli amici si vedono sempre nel momento del bisogno.

PAUL SHIVA (Examinated Psychpatient): [ahaha] Si questo è direi addirittura ovvio… [ahaha] Quindi avendo fatto delle sessions di prove praticamente simil-acustiche non potevamo avere la benché minima idea del suono che avremmo prodotto su quel palco. Ma ci sarei salito, niente e nessuno avrebbe potuto fermarmi…neanche l’imprevedibile, per definizione, irruzione di surrealismo che forse nemmeno il genio di Magritte sarebbe stato capace di rappresentare. Era il giorno del concerto, avevo preso l’autobus per arrivare a Latina ed avevo appuntamento proprio al capolinea delle corriere con il chitarrista per andare assieme al Cinema Tirreno. Ero lì che lo aspettavo quando la sua figura si materializzò in lontananza ed immediatamente cercai di capire perché quell’immagine mi creasse un senso di surrealistico, profondo, disagio. Più si avvicinava e più questa sensazione aumentava. Quando mi fu davanti gli chiesi: “Ma la chitarra dov’è ?!?!?”. E lui rispose trasecolando: “Cazzo… l’ho dimenticata a casa!!”.

Prof. PETER PANDEMYA (Pandemoniologist): Magritte infatti disse una roba tipo che “essere surrealista significa bandire dalla mente il già visto e ricercare il non visto”.

PAUL SHIVA (Examinated Psychpatient): Hai voglia di cercare il non visto una volta bandito dalla mente il visto! Eravamo surrealisticamente nella merda perché non c’era il tempo per tornare indietro a recuperarla. Decidemmo quindi di andare al Cinema Tirreno con la speranza che il chitarrista dei Muddy Boys ci prestasse la sua di chitarra.

Prof. PETER PANDEMYA (Pandemoniologist): E come andò?

PAUL SHIVA (Examinated Psychpatient): Nico Tamburella ci rispose che, gli dispiaceva, ma la sua chitarra non la prestava a nessuno…Eravamo nella merda, e non più solo surrealisticamente, ma verghianamente: senza una chitarra era evidente che non potevamo salire su quel palco. Mentre eravamo sull’orlo dello sconforto scorgemmo una sagoma allampanata entrare nel cinema portando in mano la custodia di quella che dava tutta l’impressione di essere proprio una chitarra… Fabio Furlan ci disse che si trattava di Gianfranco Aurilio che suonava con lui nei London 77 quindi ci avvicinammo e gli chiedemmo il favore di prestarcela. Lui immediatamente ce la consegnò. La cosa incredibile è che era arrivato lì quella sera casualmente con lo strumento solo perché era andato a lezione di chitarra e non aveva avuto il tempo di passare prima per casa.

Prof. PETER PANDEMYA (Pandemoniologist): La storia che mi stai raccontando smentisce clamorosamente tutte le più scientificamente verificate leggi di Murphy.

PAUL SHIVA (Examinated Psychpatient): [Ahaha] si tratta semplicemente della classica eccezione che conferma la regola. Recuperata la chitarra alla fine salimmo sul palco del Cinema Teatro Tirreno. [n.d.r.: In realtà il vero Paul Shiva salì su quel palco, non lui…] La prima impressione che ebbi fu che il palco da sopra era molto più basso di quanto sembrasse da giù e che i circa duecento seggiolini vuoti del cinema mi osservavano incutendomi una certa soggezione. Abbiamo improvvisato un veloce sound-check mentre il cinema si stava riempiendo (clicca QUI per ascoltare) e dato che non potevamo proprio avere la minima idea del suono che potevamo produrre quando finalmente fummo elettrificati rimasi stupito, io per primo. Di ulteriori due cose non potevamo avere alcuna idea. La prima era che il nostro chitarrista si trovò a suonare la chitarra di Gianfranco che era magicamente accordata con il basso di Fabio (erano compagni di band nei London 77) e per noi che non avevamo nessuna concezione di cosa significasse “accordarsi” fu una sorpresa ulteriore [n.d.r.: Al presente psicopaziente fu poi diagnosticata una forma di agnosia uditiva]. La seconda era che i Muddy Boys [clicca QUI per leggere]quella sera avrebbero perpetrato una decisa virata dal punk verso l’hard rock e, consequenzialmente, che il pubblico che stava riempiendo quei seggiolini era venuto per godersi un buon concerto di metallo duro, erano quindi tutti metallari. Bisogna aver presente che all’epoca il cross-over non aveva ancora preso piede e il punk, che era il nostro riferimento, era nato proprio in contrapposizione violenta alla stagione del rock 1970/1975 ovvero contro il mainstream barocco/progressive ed hard rock. Quindi ci siamo trovati d’incanto dinanzi un pubblico pregiudizialmente ostile che, tra l’altro, non sapeva assolutamente nulla della nostra presenza perché sulla locandina del concerto il nome “Negative Existence” non era assolutamente indicato.

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ESAME DEI METALLI PESANTI
[clicca QUI per ascoltare]

Prof. PETER PANDEMYA (Pandemoniologist): Un bel battesimo del fuoco…

PAUL SHIVA (Examinated Psychpatient): Si e per rimanere nell’ambito delle metafore sacramentali, dopo il battesimo abbiamo tranquillamente rischiato anche l’estrema unzione così avremmo chiuso il cerchio. Ma eravamo già finiti evidentemente all’Inferno: tra urla assatanate “metallooooo”, “ozzy, ozzy!” e corna a tre dita con le mani incrociate iniziammo a suonare. Avevamo preparato tre pezzi di circa 6 minuti l’uno assolutamente monocordi e distorti quindi quasi subito il pubblico cominciò a inveire ed a tirarci addosso tutto quello che aveva nella disponibilità. Nonostante fossi intimorito già dal momento in cui ero salito sul palco, dinanzi all’avversione preconcetta della platea, dopo nemmeno un minuto fui preda di una sana rabbia [n.d.r.: sana?] di reazione ed iniziai a sfidare la platea (clicca QUI per ascoltare). Ricordo che nel pezzo “Repressione di Massa” il testo recitava “non c’è scampo” e io mi trovai ad un certo punto seduto sul palco indicando il pubblico stonando un “non avete scampo!” fin quando si alzarono in piedi due o tre persone urlando con fare minaccioso “…non avemo?…” al che mi parve opportuno non approfondire il concetto, d’altronde gli stavamo impartendo già una notevole sofferenza, sonoramente. Mi hanno poi raccontato di astanti che si sono recati al botteghino chiedendo disperati chi fossimo e quanto tempo ancora era previsto che "suonassimo”… Tutta l’esibizione fu accompagnata da urla di vera e propria disperazione del pubblico. Dopo il secondo pezzo I Want to Die” [clicca QUI per ascoltare], ormai completamente ingaggiato nella sfida alla platea, raggiunsi l’acme della rabbia nell’ultimo pezzo Perversion” (clicca QUI per ascoltare) al termine del quale, a mo’ di saluto, proferii un temerario quanto liberatorio “Il cazzo ve lo abbiamo rotto?” prima che qualcuno dello staff si avvicinasse per togliermi subito il microfono dalle mani, temendo che il discorso potesse ulteriormente degenerare…

Prof. PETER PANDEMYA (Pandemoniologist): Dopo il concerto cosa accadde?

PAUL SHIVA (Examinated Psychpatient): Mi dissero che qualcuno che non so chi e non so per quale motivo si era rivolto alla parte, diciamo, più calda del pubblico intimandogli di non “toccarci”… Schivammo quindi l’estrema unzione. Il giorno dopo nel corso del programma “Shine” su Musica Radio (clicca QUI per ascoltare), il grande Andrea Lopez criticando la svolta “heavy metal” dei Muddy Boys tessette le lodi del nostro concerto descrivendo il suono che producemmo letteralmente con queste parole “loro a quanto ho potuto capire, fanno un discorso di negatività, di disperazione veramente tesa allo spasimo per cui è ovvio che producano una musica così veramente pesante, ossessiva… una cappa di piombo che veramente ieri ha coperto, ha completamente gelato tutta l’area del Cinema Teatro Tirreno”.

Prof. PETER PANDEMYA (Pandemoniologist): Quali furono i successivi sviluppi dei Negative Existence in quel frangente temporale?

PAUL SHIVA (Examinated Psychpatient): Poco più di un mese dopo, il 20 giugno, suonammo dal vivo durante un evento organizzato per l’estate di Terracina (clicca QUI per ascoltare). Per l’occasione rientrò, dopo essersi pentito di averci lasciato, Paolo il batterista mentre al basso colmammo la vacanza con l’inserimento di Luciano Levrone (che in realtà non aveva mai suonato il basso prima…). Facemmo un concerto orribile anche perché alle nostre conclamate incapacità tecniche si sommò anche la mancanza di casse-spia per cui, suonando all’aperto, non avevamo il benché minimo ritorno di quello che producevamo… Io stonai ancor più di quello che credevo fossi in grado di fare. Ricordo una versione di “Anarchy in the U.K.” che se l’avesse ascoltata Johnny Lydon ci avrebbe menato e sarebbe stato assolutamente giusto. Dopo circa 20 minuti gli organizzatori ci abbassarono al mixer. Comunque quel concerto fu importante perché portò per la prima volta il punk a Terracina…Subito dopo durante i mesi di luglio ed agosto registrammo proprio con Andrea Lopez alla batteria i tre pezzi che furono poi pubblicati nella compilation “Official Invaders” alla quale parteciparono, oltre noi, i Mono, The Jars e Settimana Enigmatica [clicca QUI per info ed ascoltare].

Prof. PETER PANDEMYA (Pandemoniologist): Paul ti ringrazio per la tua disponibilità e per il racconto di quei primi seminali mesi del 1982!

PAUL SHIVA (Examinated Psychpatient): Grazie a voi. Non vedo l’ora di vedere questa “videointervista” sul nostro meraviglioso Muretto. A presto!

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